26 luglio 2016
"…una grande vasca…del perimetro di sette stadi….. profonda venti braccia….dove sboccavano gli Acquedotti Feaci, vivaio di ricercata flora e abbondante fauna selvatica." Diodoro Siculo I sec. d.C., XI, 25
Così lo storico del I secolo a. C. attesta la presenza di Acquedotti Feaci che presero il nome dall'architetto commissionato dal tiranno Terone (488 – 472 a. C.) per progettare e realizzare il sistema idraulico ipogeo di Akragas, oggi Agrigento, il cui percorso si concludeva nel bacino della Kolymbethra, descritta come vera e propria oasi di delizia ricca di acque e alberi ombrosi.
Uno di questi ipogei, canali sotterranei da cui sgorgavano le acque utilizzate per l'irrigazione, sarà presto visitabile. L'intervento, portato avanti dal FAI in collaborazione con il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, si è concentrato sulla messa in sicurezza dell'ipogeo per renderlo accessibile al pubblico e ha permesso di raccogliere ulteriori informazioni sulla natura di questo ambiente sotterraneo.
I lavori hanno, infatti, portato alla luce una canalina di scolo delle acque che ha confermato il carattere idraulico dell'ipogeo, la cui conformazione aveva fatto ipotizzare fosse destinato ad altra funzione.
Alto circa 2 metri e largo 50 – 60 cm, l'ipogeo collega per 185 metri il Giardino della Kolymbethra con la Valle dei Templi: l'ingresso sarà nel bene del FAI da dove i visitatori, muniti di elmetto e organizzati in piccoli gruppi guidati da uno speleologo, potranno accedere seguendo quello che un tempo era il corso dell'acqua fino a riemergere nel parco archeologico.
L'intervento, che ha riguardato principalmente la ridefinizione del sentiero e la messa in sicurezza dell'ingresso, dell'uscita e della possibile via di fuga, sta per concludersi e presto i visitatori potranno esplorare l'ipogeo.
L'intervento è reso possibile anche grazie al fondamentale contributo di Lisa, azienda che da anni sostiene la manutenzione del Giardino della Kolymbethra.
Non ci sono pause per il cantiere dell'Abbazia di San Fruttuoso, a Camogli, ormai a metà percorso. Dopo la recente sperimentazione del ‘pontone', enorme chiatta per il trasporto dei materiali arrivata via mare dal porto di Genova, è stato concluso il restauro di tutte le facciate, ad esclusione di quella con il fronte verso il mare, e sono stati smontati quasi tutti i ponteggi.
Interventi di pulitura con patine biologiche, mirati e localizzati sulle pareti esterne degli edifici, hanno permesso di far riemergere il fascino delle facciate, nel rispetto delle coloriture e degli intonaci esistenti, contribuendo a far tornare questo luogo all'antico splendore.
Dopo l'estate si procederà con il restauro del fronte dell'Abbazia, estonacato in blocchi di pietra regolare e quindi bisognoso di un trattamento diverso.
Il restauro delle facciate dell'Abbazia di San Fruttuoso è reso possibile grazie al fondamentale contributo di Compagnia di San Paolo ed Epta.
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