22 novembre 2012
FAI e WWF si schierano in difesa del paesaggio sardo, minacciato dalla legge n. 20 della Regione Sardegna del 18 ottobre 2012 (Norme di interpretazione autentica in materia di beni paesaggistici) . La legge è in contrasto con gli obblighi internazionali di tutela del paesaggio e con l'Articolo 9 della Costituzione, in cui è stabilito che l'Italia “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Questa legge, al contrario, esclude la tutela paesaggistica sulle aree limitrofe alle “zone umide”, che il Piano Paesistico Regionale redatto dalla Giunta Soru aveva invece opportunamente equiparato alle coste, ai fiumi e ai laghi, sottoponendole allo stesso vincolo di tutela “di 300 metri dalla linea della battigia”. L'esclusione viene motivata dalla scusa di predisporre un' “interpretazione autentica” delle Norme Tecniche di Attuazione del Piano Paesistico Regionale (PPR).
Le “zone umide”, come lagune e stagni, sono aree di grande interesse paesaggistico di cui la Sardegna è ricca e sono tutelate ampiamente nel diritto europeo proprio per il loro elevato valore ambientale.
Non proteggere con la tutela paesaggistica le aree che circondano le zone umide significa "aprire una breccia" a pericolose speculazioni e rischiare di compromettere irrimediabilmente il paesaggio sardo. FAI e WWF chiedono quindi “a gran voce al Governo” di impugnare la legge di fronte alla Corte costituzionale perché contraddice i principi del nostro ordinamento giuridico “a tutela del patrimonio ambientale e culturale italiano”.
Le associazioni - nella nota tecnica inviata al Consiglio dei Ministri – “ricordano che il Piano Paesistico sardo può essere modificato solo nel rispetto delle procedure previste e non con 'scorciatoie', come è avvenuto con la legge n. 20, emanata in tutta fretta anche per superare una recente sentenza del Consiglio di Stato che riconosceva, in coerenza con il Piano Paesistico Regionale vigente, la tutela per le zone umide".
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