05 febbraio 2021
«Le Parti contraenti sono convinte che le zone umide costituiscono una risorsa di grande valore economico, culturale, scientifico e ricreativo, la cui perdita sarebbe irreparabile».
Questa dichiarazione è uno dei principi fondanti della Convenzione di Ramsar, trattato intergovernativo siglato 50 anni fa, il 2 febbraio del 1971, con l’obiettivo di tutelare e usare correttamente le zone umide grazie all’attività di cooperazione internazionale.
Oggi questa convenzione è siglata da ben 168 Stati e tutela nel mondo 2.209 siti per una superficie totale di 210.897.023 ettari. In Italia, dopo la ratifica della Convenzione nel 1976 sono state istituite, l’anno seguente, le prime 3 aree: lo stagno di S'Ena Arrubia nel Comune di Arborea, lo stagno di Cagliari o di Santa Gilla con le sue grandi saline, area oggi affidata in concessione alla Ing. Luigi Conti Vecchi (Eni, Eni Rewind) e valorizzato dal FAI, e lo stagno del Molentargius nell'area metropolitana di Cagliari.
Ad oggi i siti che rientrano nell’elenco delle zone umide tutelate dalla convenzione in Italia sono 53 e altre 12 sono in attesa di designazione.
Stagni, paludi, torbiere, bacini naturali e artificiali, un vero e proprio patrimonio di natura che svolge delle funzioni fondamentali per la tutela dell’ecosistema. Le zone umide sono infatti tra gli habitat a più elevata biodiversità, accolgono al loro interno specie altrove fortemente minacciate come ad esempio l’avifauna. Ma non solo, la loro capacità di assorbire le acque durante le piene e di rilasciarle lentamente, garantisce una riduzione del rischio di alluvioni. Ma le zone umide svolgono anche un ruolo importante per l’attività culturale e scientifica, perché consentono di ricostruire la storia ecologica del territorio e la sua evoluzione. Infine rappresentano dei luoghi esclusivi per l’educazione ambientale: grazie a strutture che facilitano l’avvistamento, offrono infatti un luogo unico per l’osservazione dell’avifauna acquatica.