14 gennaio 2020
Nello scorso agosto, praticamente nelle stesse ore in cui Matteo Salvini provocava la crisi del primo governo Conte, venivano pubblicati due atti importanti riguardanti il mondo dei beni culturali: sulla Gazzetta Ufficiale compariva la riforma del ministero voluta dall’allora ministro dei beni culturali Bonisoli e sul sito del MiBAC (allora senza la T del turismo) veniva reso noto il bando per l’assunzione di 1.052 “assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza”.
Quella del bando per le nuove assunzioni era indubbiamente una buona notizia per un ministero ormai allo stremo per carenza di personale, a causa del tragico combinato disposto di due fattori drammatici: il pensionamento di migliaia di dipendenti assunti alla fine degli anni ’70 con la ‘famigerata’ legge 285 e gli effetti della cosiddetta Quota 100. Oggi siamo quindi nuovamente in emergenza e sarebbe necessario effettuare non meno di 6.000 assunzioni.
L’Italia deve diventare un Paese ‘civile e moderno’ anche nel campo dei beni culturali, con un ricambio continuo, permanente, sistematico. Ad esempio, la Francia prevede concorsi annuali, curati dall’Institut du Patrimoine, con numeri ogni anno contenuti, in modo da realizzare una vera programmazione delle esigenze e offrendo, al tempo stesso, pari opportunità a tutti i laureati. Una analoga funzione potrebbe svolgere la Scuola del Patrimonio del MiBACT.
Ma torniamo al concorso per “assistenti alla fruizione, accoglienza e vigilanza”, un tempo chiamati in modo politicamente scorretto “custodi”. Il bando prevede 1.052 posti, variamente distribuiti tra le regioni - si va dai 2 in Sicilia e 7 in Friuli Venezia Giulia ai 155 in Toscana e 198 nel Lazio. Il titolo di accesso previsto è il diploma di scuola media superiore. Risultato: 209.729 domande! Un vero esercito che affronterà le prove preselettive, cioè quiz con 60 domande a cui rispondere in 60 minuti, alla Fiera di Roma tra l’8 e il 20 gennaio. Pur non essendo messa a disposizione una banca dati di domande per prepararsi alla prova, esistono in commercio numerosi manuali (la manualistica per i concorsi è tra i ‘generi’ più venduti in Italia).
Un rapido sguardo al tipo di quiz previsti evidenzia una palese incongruenza: 40 di tipo attitudinale per la verifica della capacità logico-deduttiva, di ragionamento logico-matematico, di carattere critico verbale e 20 su elementi generali di diritto del patrimonio culturale, di storia dell’arte italiana e di sicurezza dei luoghi di lavoro. Mentre come titolo di accesso è previsto un qualsiasi diploma di scuola media superiore, per superare i quiz sembra che serva un mix di competenze di laureati in matematica, diritto, economia e beni culturali! Sono in molte migliaia, infatti, i laureati che hanno fatto domanda, con il rischio concreto che o non superino la prova o, nel caso in cui risultino vincitori, siano impiegati (frustrati) in mansioni molto inferiori alle loro conoscenze e competenze, oppure in altre mansioni superiori pur con qualifiche (e stipendi) inferiori.
Dando un’occhiata ad alcune possibili domande con sequenze numeriche, calcoli combinatori, percentuali e proporzioni, mi sono chiesto se sarei in grado di superare la prova! Visti poi i numeri dei partecipanti e considerato che è previsto che passino alle prove successive solo 5260 candidati (cioè 5 volte il numero dei posti messi a bando), è prevedibile che possano superare lo sbarramento solo coloro che raggiungeranno un risultato di 60 risposte esatte su 60.
Concorsi di questo tipo non selezionano i più meritevoli e adatti a svolgere quella determinata funzione. Servirebbero figure dotate di una buona conoscenza del patrimonio culturale, di grandi capacità relazionali, in grado di parlare almeno una lingua straniera e di dare informazioni (e non solo di dire: “è vietato toccare!”). Vere interfacce tra il museo-monumento-sito archeologico e i vari pubblici: a pensarci bene forse le figure più importanti per colmare la distanza tra patrimonio e cittadini-visitatori.
Giuliano Volpe
Professore di archeologia all'Università di Bari, Rettore emerito Università di Foggia, ex Presidente Consiglio superiore BCP MIBACT, Presidente Federazione Consulte Univ. Archeologia