14 luglio 2025
Nel 2024 è iniziata presso il Convento di San Bernardino – Casa Olivetti a Ivrea, donato al FAI dagli eredi Olivetti e da TIM nel 2023, l’ampia campagna diagnostica per approfondire la conoscenza delle parti architettoniche del Convento, della Chiesa e della Tribunetta tra i campi da tennis disegnata dal celebre architetto Ignazio Gardella.
Un lungo programma di indagini, e sostenuto interamente da Fondazione Compagnia di San Paolo, che è fondamentale per affrontare con maggiore contezza il futuro restauro del Complesso e poterne raccontare la storia.
Preparare un progetto di restauro e valorizzazione richiede tempo, professionalità e costi. Le attività che si svolgono prima dei lavori sono tante: vengono condotte analisi, indagini, rilievi, si svolgono sopralluoghi con i consulenti e incontri con i funzionari delle Soprintendenze e degli Enti pubblici, con l’obiettivo di approfondire il patrimonio di informazioni su cui si imposteranno le scelte di intervento, il racconto e la valorizzazione del Bene.
Tutte le molteplici attività di studio e ricerca che vengono intraprese sono finalizzate infatti alla conoscenza del Bene e a scegliere le corrette modalità di intervento, indispensabili per realizzare un progetto di restauro, conservazione, valorizzazione e racconto efficace.
L’utilizzo di indagini preliminari al progetto permette di pianificare le priorità di intervento e di programmare l’impegno sia tecnico che finanziario necessario per portare a termine i lavori. È una fase che può arrivare a gravare circa il 10% del totale del costo di un progetto, e che è essenziale proprio perché consente di ridurre gli imprevisti e contenere i costi in fase di intervento.
Le indagini, che sono sempre condotte in collaborazione con consulenti specializzati, avvengono tramite l’utilizzo di fonti indirette, quali documenti d’archivio, cartografie catastali o fotografie storiche, e attraverso fonti dirette sul Bene o le sue parti, come i rilievi fotografici e geometrici, le analisi stratigrafiche, e tutte le indagini diagnostiche e strutturali effettuate con gli appositi strumenti.
Nei Beni del FAI si utilizzano sempre indagini strumentali non distruttive, o non invasive, così definite perché non compromettono l’integrità materica, architettonica, funzionale ed estetica degli edifici.
Prima di iniziare, è necessario avere ben chiaro l’obiettivo della campagna diagnostica in modo da utilizzare il tipo di indagine e strumento più adatti allo scopo. In genere, l’indagine è condotta confrontando i risultati di più tecniche applicate, e in molti casi queste indagini devono essere affiancate anche da prove di laboratorio su piccoli campioni prelevati in situ.
La campagna in corso presso il Complesso di San Bernardino ha incluso 23 tipi di indagine diverse, per un totale di 110 prove strutturali, con più di 25 professionisti coinvolti.
Sono state eseguite ispezioni strutturali sulle murature storiche in pietra e mattoni, analisi per caratterizzare i materiali e conoscerne meglio la composizione e lo stato di conservazione, come analisi mineralogico-petrografiche sulle malte e sugli affreschi, prove penetrometriche sulle coperture lignee, misure dell’umidità nelle murature, prove di compressione dei calcestruzzi e di trazione delle armature in acciaio della Tribunetta.
Sulle strutture e sugli affreschi dello Spanzotti nella chiesa sono stati posizionati dei sistemi di monitoraggio delle fessure presenti, che permettono di controllare in maniera continuativa il comportamento delle murature e eventuali spostamenti delle strutture. I monitoraggi dureranno circa 12 mesi e permetteranno di valutare se è necessario intervenire e in che modalità.
Dalle indagini effettuate sui cementi armati della Tribunetta è emerso che lo stato di conservazione delle strutture è seriamente compromesso a causa di infiltrazioni di acqua dall’alto e dal terreno, che hanno favorito la diffusione dei danni su molte parti del piccolo edificio. Nel progetto di restauro sarà dunque necessario trovare il metodo di intervento più appropriato per salvaguardarne l’integrità, senza compromettere il disegno essenziale e funzionale ideato dall’architetto Gardella.
Un’indagine non invasiva che spesso viene eseguita prima dei restauri è l’ispezione con il georadar: un particolare macchinario che rileva la densità del terreno, grazie a cui geologi esperti possono verificare la presenza di eventuali manufatti nascosti sottoterra, senza eseguire scavi o movimenti di terra. A San Bernardino è stata eseguita in più aree sia interne sia esterne.
Tra le indagini eseguite vi è stata anche la video ispezione del pozzo alle spalle dell’abside della chiesa. Un pozzo storico, utilizzato anticamente per l’approvvigionamento idrico del Convento, il cui restauro e riutilizzo è stato incluso nel progetto per garantire il fabbisogno irriguo delle aree verdi circostanti.
Sono tuttora in corso ricerche sistematiche presso gli archivi e approfondimenti di tipo storico, architettonico e artistico, per meglio comprendere l'evoluzione del complesso nei secoli. L’analisi conoscitiva va di pari passo con questi studi, imprescindibili per una corretta interpretazione:
per capire lo stato attuale di conservazione bisogna scavare nel passato e cercare di approfondire i cambiamenti che si sono susseguiti nel tempo.
Ecco, quindi, che si cercano fotografie e documenti presso Archivi e Biblioteche, ma anche negli Uffici della Soprintendenza, grazie alla fattiva collaborazione dei funzionari responsabili, che si approfondiscono gli aspetti legali e amministrativi dell’edificio, per verificare ad esempio i cambi di proprietà avvenuti nei secoli, o le necessità di adeguamento alle normative per poterli in futuro aprire al pubblico.
Il dialogo proficuo con docenti universitari e studiosi specializzati si è concretizzato in un primo incontro operativo a uso interno. Venerdì 16 maggio 2025 un gruppo di storici, restauratori, architetti e storici dell’arte direttamente coinvolti nel Progetto ha presentato e discusso i primi risultati delle ricerche e i possibili sviluppi futuri. La mattinata di studi, dal titolo «Apud et extra civitatem». San Bernardino a Ivrea: luogo di natura, di operosità e di cultura, dal Quattrocento alla fabbrica Olivetti, ha evidenziato l’importanza di lavorare in rete, in un’ottica pluridisciplinare, sulle fondazioni dei frati francescani minori nell’Italia nord-occidentale, mettendo in luce l’importanza che riveste il luogo scelto per la fondazione, prossimo alla città eppure sufficientemente distante da permettere un dialogo unico con il paesaggio circostante.
L’analisi e lo studio non si concludono mai: durante i lavori nei Beni possono avvenire scoperte inaspettate che permettono di aggiungere un tassello al mosaico della conoscenza del Bene.
Ecco perché è così importante conservare la sua materia storica, per lasciare anche a chi verrà dopo di noi la possibilità di fare nuove scoperte e di raccontare nuove storie.
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