Come recuperare l’acqua piovana in montagna?

Come recuperare l’acqua piovana in montagna?

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Come recuperare l’acqua piovana in montagna?
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12 settembre 2018

#salvalacqua

L'acqua è un bene essenziale per l'umanità ma è una risorsa scarsa che va valorizzata e difesa attraverso azioni congiunte volte al risparmio, al recupero e e al riciclo. Nell'ambito della campagna di sensibilizzazione del FAI ecco alcuni approfondimenti su casi virtuosi di gestione idrica.

L’antico sistema delle ‘pose’ al Monte Fontana Secca e Col de Spadaròt

Il nome non lascia spazio a fraintendimenti: la sorgente del Monte Fontana Secca e Col de Spadaròt - area di 150 ettari di bosco e pascolo d’alta quota in provincia di Belluno, donata al FAI nel 2014 – non è mai stata affidabile.

I vecchi malgari del territorio, come tutti quelli delle montagne delle Alpi Orientali, hanno cercato di superare questo problema nel corso del tempo raccogliendo acqua piovana in pozze, definite ‘pose’, sfruttando il più possibile le depressioni carsiche. Il fondo veniva impermeabilizzato con sedimenti ricavati più a valle oppure riempiendole di foglie di faggio e obbligando le pecore a sostarvi così da formare, tra foglie, deiezioni e calpestamento, una base sufficientemente compatta e impermeabile.

Al Monte Fontana Secca e Col de Spadaròt si trovano due pose attive, quindi ancora in grado di trattenere acqua piovana, e due asciutte ma tuttora riconoscibili. Vi sono poi altri avvallamenti che potrebbero essere stati utilizzati come pose in passato, senza considerare quelli dovuti agli effetti bellici della Grande Guerra, che vide questo territorio diventare scenario di una tragica battaglia.

Le pose attualmente presenti

La posa attiva più grande è quella vicina agli edifici delle malghe: ha una superficie di 200 metri quadrati ed è in grado di contenere circa 150 metri cubi d'acqua. Gli studi e i rilievi effettuati sui terreni dimostrano come sia stata realizzata, o perlomeno allargata, dai malgari che utilizzavano questi pascoli attraverso lo spostamento di ghiaia e ciottoli verso valle.

La seconda posa attiva è situata lungo la strada di accesso in prossimità della sorgente: ha una superficie pari a circa la metà della precedente e la sua capacità si aggira sui 40 metri cubi. Sono, inoltre, presenti anche due pose asciutte, una a valle degli edifici - alla confluenza di due impluvi - e l'altra lungo il vecchio sentiero che porta a Col de Spadaròt. La prima si trova in una posizione scomoda per essere raggiunta ma efficace dal punto di vista idrico, in quanto potrebbe essere riempita sia dalle piogge sia dalle acque che scorrono sul versante. La seconda potrebbe essere ripristinata, ampliata e resa funzionale all'abbeverata degli animali che pascolano nella porzione orientale, ma necessita di una nuova viabilità sul tracciato del vecchio sentiero. Quest'ultimo, nel tratto successivo alla posa verso Col de Spadaròt, conserva ancora le tracce degli scavi in roccia necessari al superamento degli impluvi.

Il recupero del sistema di approvvigionamento idrico

Il FAI intende tutelare e promuovere i valori ecologici, storici e culturali di questo straordinario esempio d paesaggio alpino attraverso la riattivazione dell’alpeggio e della tipica produzione casearia con la riqualificazione degli edifici, dei pascoli e delle aree forestali. Per poter realizzare questo progetto si prevede di garantire le necessarie risorse idriche recuperando e valorizzando le soluzioni del passato, ovvero potenziando le pose attive, ripristinando quelle asciutte e integrandole con altri sistemi, come il recupero delle acque meteoriche dalle coperture. Per il pascolo degli animali, oltre a garantire l’accesso alle pose e a recuperare quelle asciutte, si intende utilizzare abbeveratoi mobili, sistemati in punti opportuni lungo i percorsi di mungitura.

L’acqua alle Alpi Pedroria e Madrera

Un progetto di recupero ambientale e pastorale è in corso anche in provincia di Sondrio, alle Alpi Pedroria e Madrera. Qui la situazione idrica è diversa in quanto l’elevata altitudine e il maggior dislivello tra gli alpeggi permettono la presenza costante di acqua, durante la stagione estiva, grazie alla sorgente, detta appunto Pedroria, posta ai piedi dei monti Pisello, Culino e Lago, a quota circa 2.000 metri.

Questa sorgente alimenta la vasca dell’acquedotto comunale, nascosta tra le rocce leggermente a monte delle baite, e rifornisce tutti gli abbeveratoi dislocati nei diversi alpeggi all’interno del Bene del FAI. Tra gli edifici dell’Alpe Pedroria, inoltre, c’è una singolare costruzione in pietra, detta “budulera”, che veniva originariamente utilizzato per conservare il latte durante le attività d’alpeggio in estate: attraversata da un rivolo d’acqua, permetteva, infatti, di garantire la frescura e un costante grado di umidità.

I nuovi servizi

Nel progetto di recupero dell’alpeggio si prevede di utilizzare quest’acqua anche per alimentare i nuovi bagni a servizio della baita, recentemente restaurata. Un nuovo piccolo corpo servizi, realizzato interamente in legno di larice e nascosto nel declivio, affiancherà la struttura esistente.

In futuro sarà necessario utilizzare l’acqua della sorgente anche per la Baita del fumo, posta più a valle rispetto alle tre principali, in cui si prevede di allocare la produzione del formaggio Bitto.

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