04 novembre 2016
L'Unione Europea, in qualità di istituzione singola, e 11 stati membri, tra cui l'Italia, hanno tradotto in legge gli accordi internazionali: "un grande segnale - ha commentato il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - che ci ricorda che sul clima c'è la vera Europa". Anche Cina, India e Stati Uniti hanno ratificato l'accordo, segnando un importantissimo risultato per il peso che queste tre nazioni hanno nelle emissioni di gas serra a livello globale. Sarà così possibile iniziare subito i lavori di Marrakech, che dal 7 al 18 novembre ospiterà la prossima conferenza sul clima, con l'attivazione delle politiche di riduzione delle emissioni di CO2 nella nostra atmosfera.
La consapevolezza dell'urgenza è ormai acquisita: basti pensare che mentre sono bastati 10 mesi per ratificare l'accordo di Parigi, sono invece occorsi 8 anni per rendere operativo il precedente protocollo di Kyoto del 1997.
È l'Organizzazione Meteorologica Mondiale (WMO) che ci ricorda che occorre fare presto divulgando dei dati allarmanti: nel 2015, per la prima volta a livello globale, la concentrazione media di anidride carbonica ha raggiunto la soglia di 400 parti per milione e ha registrato nuovi record nel 2016. La situazione è tale da aver fatto dichiarare al segretario generale dell'WMO Petteri Taalas che si annuncia “una nuova realtà climatica”. Taalas ha inoltre esortato l'applicazione dell'accordo di Parigi, ricordando che “se non si affrontano le emissioni di CO2 non saremo in grado di affrontare i cambiamenti climatici e di mantenere l'aumento della temperatura al di sotto dei 2°C rispetto al livello dell'era pre-industriale”.
La sfida che attende la conferenza di Marrakech (COP22) è enorme. Gli Stati dovranno partire dagli obiettivi fissati a Parigi e decidere come svilupparli. Si tratta di azioni per contenere il riscaldamento dell'atmosfera terrestre entro 2°C rispetto ai livelli pre-industriali, con l'impegno ad operare attivamente per un ulteriore abbassamento della soglia fino a 1,5°C.
I segnali del surriscaldamento sono già oggi evidenti, i mari si alzano di 3,3mm ogni anno, i ghiacciai e le calotte polari si sciolgono inesorabilmente, i fenomeni metereologici sono ormai tanto estremi da costringere persino a migrazioni di massa da alcune aree del Pianeta, mentre nel nostro Paese si accentuano enormemente i fenomeni di dissesto idrogeologico.
In prospettiva questi stravolgimenti incideranno anche sul nostro paesaggio, modificando il tipo di agricoltura possibile, il tipo di vegetazione compatibile con i cambi di temperatura e di livelli di siccità presente.
Ad oggi, senza drastiche correzioni, il trend ci porterà a +4°C., molto lontano dai +2°C. dell'obbiettivo.
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