06 giugno 2016
«Per noi Fallistro è un luogo del cuore, legato fortemente ai nostri ricordi di una infanzia felice: da tempo avevamo in animo di proteggere e salvaguardare quell'atmosfera un pò magica e un pò sacra che si respirava in quei luoghi. Dopo l'istituzione del Parco Nazionale della Sila nel 2002 abbiamo valutato insieme a nostro fratello Vincenzo, purtroppo defunto, di aprire il Casino al pubblico: avevamo diversi progetti per valorizzare l'edificio e la filanda adiacente che però non sono riusciti a concretizzarsi. Quando poi i dirigenti del Parco della Sila hanno chiesto la collaborazione del FAI per la valorizzazione della Riserva Naturale de “I Giganti della Sila”, abbiamo deciso per la donazione della nostra proprietà. Da questo gesto nasce la storia che raccontiamo oggi: nel FAI abbiamo trovato l'alleato ideale per portare a compimento i nostri progetti di valorizzazione di questa proprietà di famiglia. La donazione del Casino al FAI non è stata per noi una perdita, piuttosto la interpretiamo come un guadagno per l'intera collettività: questa era l'idea di Vincenzo e l'obiettivo che abbiamo immediatamente condiviso con la Fondazione. Conoscevamo bene il FAI e le sue attività, eravamo quindi sicuri che il Casino sarebbe passato in buone mani e che il progetto di restauro e valorizzazione che verrà studiato sarà di alta qualità.
Pur avendo incontrato qualche opposizione alla donazione, abbiamo comunque voluto proseguire nella nostra decisione. La nostra terra ha bisogno di gesti che le restituiscano la qualità che ha sempre avuto: questo è il motivo profondo che ci ha spinte a fare tutto questo.»
L'origine della famiglia dei baroni Mollo è molto antica. Risale al 1278, quando Ugone Molli, cavaliere proveniente dalla città di Siena al seguito di Carlo D'Angiò, arrivò in Calabria. Uno dei personaggi più in vista della famiglia fu Vincenzo Maria Mollo, che fu più volte sindaco di Cosenza nella prima metà dell'Ottocento; di lui parla Alexandre Dumas, che fu suo ospite.
Il Casino fu costruito nel Seicento dalla famiglia e divenne fulcro di un piccolo villaggio e di una azienda latifondistica efficiente e diversificata, dove si coltivavano grano e foraggio, si pascolavano buoi e pecore sulle vie della transumanza e si producevano legname, pece estratta dai tronchi e poi seta. L'edificio, dopo lo smembramento della proprietà dovuto alla Riforma agraria degli anni '50, è stato per oltre mezzo secolo dimora di villeggiatura della famiglia.
Ai baroni Mollo si deve anche la creazione del vicino bosco di pini larici e aceri montani, oggi Riserva Naturale Biogenetica de “I Giganti della Sila”. Nel Seicento, infatti, fu la famiglia Mollo a favorire la nascita di un bosco a protezione del Casino e del villaggio circostante dal vento e dal sole, e come ricovero per animali al pascolo e risorsa per legname e pece. Oggi il bosco è testimonianza preziosa delle antiche selve silane, inserita tra gli itinerari del Parco Nazionale della Sila. La Riserva Naturale “I Giganti della Sila” è stata affidata dal Parco al FAI lo scorso 28 maggio: verrà definito un progetto di valorizzazione che promuova la conoscenza storica e paesaggistica del luogo e che ne racconti la storia anche in relazione al piccolo insediamento agricolo e produttivo che ruotava attorno al Casino Mollo, cui è da sempre legato.
Al termine dei lavori di restauro e valorizzazione promossi dal FAI, il Casino Mollo racconterà la storia di questo angolo di paesaggio rurale del Mezzogiorno d'Italia dal Seicento a oggi: forma e uso del territorio, storia, economia, società e costumi, in un intreccio tra memorie pubbliche e le vicende private della famiglia Mollo. L'apertura al pubblico è prevista nel 2018.
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