17 gennaio 2022
Va all'asta in questi giorni a Roma uno dei sommi monumenti del seicento europeo: il Casino Boncompagni Ludovisi o Casino dell'Aurora Ludovisi. In ciò che sta succedendo sono molti i caratteri di farsa all'italiana, popolata da personaggi e fatti che si muovono, nientepopodimeno che sullo sfondo di Caravaggio e Guercino: prima fra tutti una bella, pragmatica e simpaticissima principessa di una certa età ma ancora piacente, origini texane e passato brillante ,non proprio in armonia, però, con i figli di primo letto del defunto marito principe Nicolò Boncompagni Ludovisi, morto nel 2018 e autore, nel 2011, del tentativo (ormai fuori epoca per arroganza di tratto e per fortuna caduto dopo ondate di proteste) di aggiungere scempio a scempio costruendo un garage per 250 auto nelle viscere del monumento; esso, oggi, è ciò che rimane della scomparsa Villa Ludovisi - ben 30 ettari ai tempi! - massacrata alla fine dell’Ottocento per far posto all'intero quartiere di via Veneto; il tutto nel contesto della aristocraticissima ma non indifferente decadenza nella quale versa il monumento stesso ove, con superba nonchalance e contornata da tesori, vive la principessa Rita della quale con Andrea Carandini fummo ospiti per una gelida (pochissimo riscaldamento!) ma calorosissima colazione nell'inverno 2019.
Desideravamo fortemente vedere il celeberrimo Caravaggio dipinto ad olio sul soffitto (unico nella produzione del Merisi) di un piccolo locale al primo piano e il fastoso carro dell'Aurora che Guercino affrescò nel salone centrale a pianoterra.
Il Caravaggio è stupefacente, quasi frightening per dirla nella lingua della principessa, per la forza quasi violenta che da quell'esigua superficie emanano i poderosi muscoli, gli imperiosi genitali, le barbe corvine e gli occhi fiammeggianti di Giove, Nettuno e Plutone in compagnia dei loro molto poco rassicuranti animali; una inaudita energia che sovrasta e scuote le nostre membra borghesi e le nostre viscere pur avvezze a fatti di cronaca spesso sconvolgenti.
Nel grandioso e teatrale soffitto del salone al pian terreno affrescato dal Guercino nel 1621 si assiste invece al rapinoso e quasi fragoroso passaggio del carro di Aurora che, tra bagliori, nembi e voli di uccelli, sfiora i celebri cipressi della defunta Villa Ludovisi di fronte al cui sacrificio inutilmente pianse Gabriele D'Annunzio; proprio su di esso, tra l'altro, si chiude con un mirabile pezzo di prosa l'Officina Ferrarese di Roberto Longhi del 1934. Tale è la furia vitale del transito del carro trainato dai due focosi cavalli che quasi ci si aspetta che sul seicentesco soffitto non rimanga tra poco null'altro che l'inimitabile blu del cielo romano con qualche scampolo di nuvola illuminata dal primo sole mentre il rombo del carro si allontana verso Ovest... uno dei più strepitosi coup de théâtre del barocco romano.
Ma, in questa superba scenografia, gli attori non sono finiti: c’è un tribunale che per dirimere le spinose questioni ereditarie tra la vedova e i figli del Principe è purtroppo costretto a imporre la vendita all'asta del monumento e c’è uno storico dell'arte che, viene incaricato dal tribunale di fissarne il valore (ma non sarebbe stato più opportuno, data la estrema spinosità della vicenda, nominare una commissione?); il verdetto è assai sorprendente: 471 milioni di euro (Sì! Quattrocentosettantuno milioni) per 2.800 mq. e circa 1 ettaro di giardino. Va bene che contiene, seppur inamovibili, Caravaggio e Guercino ma 170.000 euro al metro quadro è davvero una cifra che lascia interdetti! Ci sono poi ben 35.000 italiani che, firmando una petizione, chiedono che lo Stato si faccia carico dell'acquisto; lodevole e condiviso desiderio ma non certo a questo prezzo assurdo e fantasioso e probabilmente dalle pieghe del PNRR qualcosa di ragionevole potrebbe saltar fuori se la cifra cambiasse; a contorno di tutto ciò qualcuno che scrive ai ricchi più ricchi del globo per avvisarli di questo affarone e qualcun altro che invoca la cancellazione dell'asta così rischiando di mettere alla berlina il tribunale; e c’è - come sempre a teatro - una platea che segue con ansia lo svolgersi della farsa nell'attesa di un finale che si spera coronato da una morale.
Ma quale sarebbe il finale che ci auguriamo?
Beh che l'asta - e quelle che sperabilmente si susseguiranno al ribasso - vada deserta finché il prezzo di partenza non scenda dalle irragionevoli quattro centinaia di milioni a più ragionevoli, seppur svariate, decine il che consentirebbe forse allo Stato di esercitare il diritto di prelazione previsto dalle nostre assennate leggi onde assicurare alla collettività questo tesoro.
Ma se qualche extraricco volesse usare tanto danaro per poter dire che ha in casa l'unico dipinto su muro del Caravaggio? Potrebbe anche succedere! Rimarremmo solo un po’ basiti ma, chissà, forse lo farebbe in nome e per conto di una sua Fondazione e col nobile scopo di rendere fruibile il monumento! Del resto esiste il libero mercato e dunque, soprattutto se ha nobili intenzioni che se lo compri pure, il casino Ludovisi, un extraricco Carneade! Ci tranquillizza per fortuna il fatto che abbiamo in Italia delle sagge leggi di tutela che obbligheranno il nostro eroe a non spostare una virgola ne all'esterno ne all'interno - se non per gli indispensabili restauri- senza l'assenso della Soprintendenza; che, ovviamente, impediscono ai tre Dei caravaggeschi e all'eroina guercinesca di non lasciare i soffitti sui quali furono dipinti (sarebbe del tutto impossibile per fortuna che gli affreschi potessero essere strappati e lasciare il Casino) e che suggeriranno al proprietario di far visitare il monumento a chi ne farà richiesta; forse - ma è un tema di grande delicatezza - per monumenti di questo eccezionale rilievo il "suggerimento" potrebbe diventare, con un aggiornamento dell’articolo 104 del Codice dei Beni Culturali, un obbligo, seppur a pagamento e garantendo al proprietario i diritti che gli spettano.
Se ciò avvenisse rimarrebbe solo lo sconcerto della perplessa platea per il fatto che una seppur così mirabile opera d'arte per sua natura impossibilitata a circolare e per giunta costretta a non subire cambiamenti di sorta (e quindi con pochissimo mercato) possa essere stata valutata una cifra del genere e che ci sia stato qualcuno che - va bene esser ricchi ma c’è un limite! - abbia abboccato all'amo! Mentre intorno a noi basterebbero spesso poche centinaia di migliaia di euro per assicurare al futuro tanti e tanti monumenti che rischiano di scomparire. Ma il buon senso, lo sappiamo, sembra spesso non essere di questo mondo anche se ancora speriamo di andare a casa contenti quando calerà il sipario sperando che, a un prezzo ragionevole, possa essere lo Stato Italiano a riaprire le porte del Casino Ludovisi dopo il restauro o, perché no?, appunto, una Fondazione il cui statuto garantisca però la pubblica fruizione e la corretta valorizzazione del monumento. Il FAI? Come sarebbe bello...! Ma ci vorrebbe qualcuno che ci mettesse a disposizione i ragionevoli fondi necessari; mai disperare ma, al momento, stiamo a vedere che succede sul palcoscenico!
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