Carcere Trento, si può salvare

Carcere Trento, si può salvare

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Carcere Trento, si può salvare
FAI

11 marzo 2008

La domanda principale è una: perché demolire una struttura così importante per il patrimonio storico-artistico della città di Trento al posto di ristrutturarla per renderla funzionale alle nuove esigenze pubbliche? L'oggetto del contendere sono le Carceri della città trentina, edificio austro-ungarico di grande qualità architettonica e parte integrante del Palazzo di Giustizia, concepito come un complesso unitario nel 1877 dal celebre architetto viennese Karl Schaden. Il nodo da sciogliere è la decisione della Commissione beni culturali della Provincia, datata 1993, che ha negato l'interesse storico-artistico della struttura.

Proprio sulla base di questa decisione, la Provincia nel 2004 ha approvato il bando di concorso internazionale per la realizzazione di un nuovo Polo giudiziario da realizzare entro il 2010, che prevede il mantenimento dell'attuale Palazzo di Giustizia e l'abbattimento del retrostante carcere e dell'annessa Chiesa del Buon Pastore di stile neoclassico. Dopo un anno di appelli quasi inascoltati, la reazione di FAI e Italia Nostra si è concretizzata con la promozione lo scorso febbraio di una tavola rotonda per salvare l'edificio dalle ruspe, proponendo al contrario un lavoro di ristrutturazione che tuteli questo grande esempio di architettura Mitteleuropea, come confermato dall'interessante intervento di Andreas Lehne, direttore della Soprintendenza Federale viennese ai monumenti.

“Il Carcere – conferma Giovanna degli Avancini, presidente regionale del FAI – fa parte di un complesso architettonico unitario che comprende anche il Palazzo di Giustizia. Non è dunque pensabile demolire le Carceri e addossare al Tribunale un nuovo edificio che gli é estraneo e che contrasta con il suo stile architettonico”.

Il risultato, oggi, è l'importante apertura di un nuovo spiraglio per risolvere per il meglio una questione che sembrava già archiviata. Il Vicepresidente e assessore provinciale alla Cultura, Margherita Cogo, ha chiesto infatti alla Soprintendenza un “supplemento d'indagine” per riesaminare la mancanza di vincolo architettonico sul vecchio carcere di Trento. Già nel 2003 era stato commissionato proprio dalla Provincia uno studio preciso e approfondito che dimostrava il valore storico-artistico della struttura e l'inscindibilità tra tribunale e complesso carcerario. L'errore fu quindi della Soprintendenza ai Beni architettonici che dichiarò invece il carcere privo di valore.

Il tempo per intervenire non manca. La scadenza è apparentemente lontana: 2010. Ma la capacità di muoversi per tempo è la base per vincere anche questa importante battaglia.

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