05 aprile 2017
L’iniziativa, supportata da Fondazione Cariplo, è parte della campagna europea Living Land, avviata mentre si sta svolgendo la consultazione pubblica voluta dalla Commissione europea per la revisione delle linee guida della PAC (Politica Agricola Comune). La consultazione terminerà il prossimo 2 maggio: poche settimane che possono però essere decisive per raccogliere un ampio numero di adesioni a supporto della richiesta all'Unione Europea di avere la prossima PAC (2020 - 2027) capace al contempo di garantire cibo di qualità, rispetto per la salute dei cittadini e tutela della natura.
Per decenni, di riforma in riforma, l’Unione europea non ha saputo correggere gli effetti distorsivi di una politica agricola che, pagata con i soldi dei cittadini europei, ha favorito un ristretto numero di grandi aziende agricole intensive a discapito dei produttori estensivi, più sensibili al rispetto dell’ambiente, del benessere animale e della biodiversità, come molti produttori biologici o biodinamici. Una PAC che, così com’è formulata ora, contribuisce alla perdita di biodiversità e habitat naturali, al cambiamento climatico, al degrado del paesaggio, all’erosione del suolo, alla scarsità d’acqua, così come all’inquinamento delle acque e dell’aria.
Una nuova e ulteriore conferma del fallimento della PAC attuale, basata sui pagamenti diretti alle aziende con il primo pilastro, e della scarsa volontà dell’Europa di cambiare la rotta di questa politica, è il dossier presentato pochi giorni fa, il 29 marzo, dalla Commissione europea sulle Efa (Ecological focus areas), ossia quelle aree pari al 5% dei terreni agricoli seminativi aziendali che dovrebbero essere dedicate alla tutela della biodiversità, in cambio del pagamento “Greening” (il 30% delle risorse del primo pilastro della PAC). Il rapporto evidenzia che la maggior parte delle Efa è costituita oggi da colture azotofissatrici che non contribuiscono sensibilmente alla conservazione della natura; inoltre il rapporto non contiene un’analisi dell’impatto delle Efa sulla biodiversità e si conclude con la decisione di non alzare la percentuale dal 5% al 7%, come consentito dai regolamenti, a conferma, appunto, di una scarsissima attenzione per l’ambiente e per la tutela della natura.
"Per cambiare in modo radicale la Pac è essenziale che il maggior numero di persone e associazioni facciano sentire la loro voce per chiedere un’altra agricoltura che tuteli la salute delle persone e dell’ambiente – dichiarano le associazioni ambientaliste e dell’agricoltura biologica che appoggiano la campagna “Cambiamo Agricoltura”– vogliamo far sapere alla Commissione europea che il sistema agricolo europeo va cambiato e per questo serve una vera riforma della PAC".
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