21 ottobre 2020
Dopo questa estate molto particolare, in cui abbiamo vissuto finalmente qualche momento di svago e leggerezza, eccoci ora in autunno ad affrontare una situazione nuova, con molte incertezze ma anche nuove prospettive e idee. La pandemia ha indubbiamente cambiato molti dei paradigmi globali, soprattutto per quanto riguarda la salute umana, ma anche quella del Pianeta, e ci ha fatto riflettere sull’equilibrio necessario tra Uomo e Natura; proprio in quest’ottica non dobbiamo dimenticare l’altra importante emergenza che stiamo vivendo, quella climatica. Se nel nostro Paese tutto sommato l’estate è stata quasi normale, lo stesso non si può dire per il resto del continente europeo. Anche quest’anno, e ormai siamo al quarto consecutivo, una pesante siccità ha colpito Francia, Germania, Benelux e Regno Unito, con temperature inimmaginabili fino a solo qualche anno fa, 42-43°, con picchi di 45° all’interno della Francia. In Germania la produzione agricola subirà un calo del 40% e intere porzioni di foresta in Germania, Polonia e Repubblica Ceca stanno morendo proprio a causa della mancanza d’acqua. In Siberia si sono registrate temperature tropicali e i ghiacciai sempre più si stanno sciogliendo con gravi conseguenze sulla disponibilità idrica e sul paesaggio montano.
Sono tutti segni ormai inequivocabili che il cambiamento climatico si è trasformato in emergenza climatica. Sarebbe quindi l’occasione di rivedere, insieme a molti comportamenti condizionati dal Covid, anche molte politiche economiche di sviluppo e di programmazione. Risuona forte il recente monito di Papa Francesco:
«Se l’uomo ha il diritto di fare uso della natura per i propri fini, non può in alcun modo ritenersi suo proprietario o despota, ma solamente l’amministratore che dovrà rendere conto della sua gestione».
Qualche segnale comincia a emergere, ma ancora troppo flebile. La grande massa di aiuti che la Comunità Europea stanzierà con il Recovery Fund avrà come priorità investimenti in sostenibilità ambientale e in miglioramento della qualità della vita: un’occasione per passare dall’epoca dei combustibili fossili a quella delle energie rinnovabili, senza dimenticare che l’energia più sostenibile è quella non utilizzata.
È questa la sfida ambientale che cultura, politica ed economia devono raccogliere nei prossimi mesi e anni. Bisogna quindi pensare a forme d’investimento pubblico e privato in nuove tecnologie «pulite» in termini di emissioni e scarichi, ma anche di risparmio idrico (l’acqua sarà il petrolio del secolo), di trasformazione delle nostre città e paesi da bolle di produzione di calore in città sostenibili. Ci sono idee e progetti che propongono di rendere più verdi quartieri e città con nuove piantumazioni e una rivista gestione dell’acqua utilizzata, anche per mitigare i picchi di calore e quindi migliorare la qualità della vita negli insediamenti umani.
Abbiamo scritto dei progetti che il FAI continua a sviluppare, con i Beni Sostenibili quale fulcro di quell’equilibrio con il Pianeta da ritrovare. Portiamo avanti quel processo di riequilibrio con la Natura che apre alla scoperta e alla conoscenza di un mondo di piante e animali che in questi mesi abbiamo scoperto essere molto più vicino di quanto pensavamo: nel lockdown si sono ripresi spazi per entrare nelle nostre città, e, una volta riaperti i Beni, abbiamo ampliato a nuovi ambiti le nostre proposte, che ci mettono in connessione con lo splendido mondo della biologia in tutte le sue forme. Abbiamo capito quanto la «resilienza della natura» sia un elemento da tenere in considerazione in modo positivo, la Natura è in grado di sopravvivere a qualsiasi pandemia, soprattutto quando questa rallenta o addirittura ferma le nostre attività impattanti. Siamo da sempre convinti che l’offerta culturale del FAI su storia, archeologia, architettura e arte con l’integrazione di natura e bellezze ambientali contribuisca in modo determinante a creare quella conoscenza e consapevolezza necessarie per tutelare e proteggere il Pianeta e quindi noi stessi.
In questo periodo abbiamo lavorato per consolidare i progetti di sviluppo di questa visione sulla sostenibilità ambientale. I Beni Sostenibili saranno sempre più laboratori, punti d’incontro e proposta tra conoscenze ed esperienze, nonché modelli concreti per l’applicazione di nuove tecnologie e metodi innovativi di sviluppo da esportare nelle città e nella quotidianità. Ma i Beni devono anche essere luoghi di esempio per comportamenti virtuosi, perché crediamo che quando le scelte individuali diventano abitudini collettive, possono concorrere alla costruzione di economie più sostenibili e di società più consapevoli. Dobbiamo quindi saper trarre insegnamento dalla difficile esperienza degli scorsi mesi, farne tesoro e ripartire con questa nuova predisposizione positiva e costruttiva nei confronti di Madre Terra.
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