Auguri di Buone Feste dal Presidente del FAI

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20 dicembre 2018

Carissimi,

alla soglia del Natale vi propongo una riflessione su cosa possa essere per noi e oggi la rinascita e la salvezza su questa terra.

L'imperatore Adriano, mentre moriva davanti mare di Baia - siamo nel 138 d.C. - ha scritto su una tavoletta cerata quattro versi brevi.

Animula vagula, blandula,/ hospes comesque corporis,/ quo nunc abibis in loca,/pallidula, rigida, nudula,/ nec ut soles dabis iocos. (Piccola anima smarritella e delicatella,/ ospite e compagna del corpo,/ verso quali luoghi ora te ne andrai,/ lividina, intirizzita e nuderella;/né più come solevi darai svaghi…)

Il principe manifesta così l'angoscia dell'ultimo respiro, ma sperava in realtà che la sua anima accendesse in cielo una nuova stella, come era accaduto al suo amato Antinoo, trasformato in un astro della costellazione dell'Aquila, che il suo amante aveva scoperto in cielo. Dunque la salvezza era possibile sia per un imperatore che per un comune ragazzo dell'Asia Minore, quindi per tutti. In ciò lo stoicismo si avvicinava al Cristianesimo.

È dunque naturale sperare in una rinascita, in una salvezza, se essa vale per un pagano come per un cristiano. Ma oltre, alla salvezza del singolo, Gesù aveva profetato qualcosa di più stupefacente e universale: l'imminente avvento in terra del "regno di Dio", che però non è arrivato né quando lui aveva promesso - è giunto invece l'anticristo Nerone -, né nei successivi duemila anni e ora anche i Cristiani quasi più non ci sperano, nonostante il "Venga il tuo regno".

A compensazione di questa formidabile delusione, gli uomini hanno conosciuto diverse ostinazioni riguardo al bene, per nulla raccomandabili.

Alcuni per testimoniare la loro fede hanno deciso, ad esempio, di vivere e di morire in cima a una colonna, come gli "stiliti" della morente antichità. Una perversione! Altri, vedendo che Dio non creava il suo regno, si sono auto-deificati e hanno inventato paradisi in terra che si sono rivelati altrettanti inferni, come quelli contrapposti realizzatisi nello scorso secolo e parimenti sanguinari. Un'altra perversione! Forse la salvezza vera sta, non in testimonianze individuali estreme e neppure in sogni di salvezza smisurati, se è vero - come ha scritto Kant - che l'uomo è un "legno storto", che mai nulla di perfettamente dritto potrà fare.

Se ci proponiamo di mitigare la nostra stortura, come senz'altro è auspicabile, servono alcune qualità alquanto rare: umiltà, perseveranza, concretezza, gradualità e visione; non già una tracotante, proclamante e auto-esaltante ambizione, seppure rivolta al bene. Ma allora come poter fare un bene che non finisca per risolversi nel contrario? Prima di tutto dobbiamo sapere che i sentimenti e i pensieri umani si accendono in un essere straordinariamente imperfetto, che si è dimostrato sovente efferato delle stesse fiere. Cioè, non possiamo fuoriuscire dalla nostra specie!

Chi si ritiene puro e voce della verità è già sulla via perigliosa dell'auto-divinizzazione. Quanti, proclamatisi illibati, si sono rivelati alla fine truffatori! Quante tendenze religiose e politiche hanno inghiottito uomini nel nulla perché imponevano a forza un falso bene. In una dittatura tanti semplicemente e a un tratto scompaiono…

Ci vuole allora una pietra di paragone per giudicare ciò che è bene finalmente basato, oltre che suprincipi, sulla responsabilità. Il buono deve avere due facce: quella del bene individuale e quella del bene sociale. In entrambi i casi esso deve concretarsi in opere più che in un astratto protestare e pretendere e deve anche potersi dimostrare lungimirante, capace cioè di tener conto di contesti sufficientemente ampi - non esclusivamente campanilistici, regionalistici e nazionalistici -, e di considerare un tempo sufficientemente lungo, che contempli anche le prossime generazioni. Insomma, quel che soddisfa in un modo immediato e ristretto può rivelarsi nel domani negativo.

Governare sé stessi, un paese, un continente è arte ardua e somma, che esige concreta, seria e generosa competenza, in grado di combinare fruttuosamente beni contrastanti come emozione e ragione, libertà e giustizia, e di risolversi alla fine in una utilità generale in senso naturale, culturale e sociale, riconosciuta e sostenuta da un consenso stabile e bene informato e non di un plauso immediato ebbro di false notizie.

Per consentire a tutti di capire l'arte del buon governo di sé stessi e della società serve molta buona educazione nella famiglia, dall'asilo all'università e una auto-formazione, mentre oggi sembra che prevalgano un ambiente e una civiltà che vanno a rotoli. In conclusione sono qui a chiedere l' aiuto vostro, perché il FAI possa in ogni suo Bene o manifestazione far rifulgere la manutenzione del paesaggio, che è il "volto della nostra Patria"(Benedetto Croce), e la educazione dei cittadini, per una vita personale e civica degna. Oggi l'analfabetismo di ritorno e la mancanza di lavoro, strettamente legati tra loro, mettono davvero spavento.

Questa riflessione, oltre che una esortazione natalizia, è un modo di trasmettere la mia riconoscenza per il lavoro che avete svolto nell'anno scorso, che ha dato frutti molto incoraggianti. Non è forse il FAI un esempio preclaro in Italia del far bene concreto e responsabile - quindi anche credibile e persuasivo -, in direzione dell'interesse generale della Nazione?Buon Natale e buon anno 2019,

Andrea Carandini

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