28 gennaio 2008
Coordinamento tra norme comunitarie, accordi internazionali e normativa interna più efficace per assicurare il controllo sulla circolazione internazionale dei beni appartenenti al patrimonio culturale, ma soprattutto il riconoscimento del paesaggio come valore primario e assoluto e il rafforzamento del ruolo delle soprintendenze. Cercate, studiate, tremendamente volute, finalmente le modifiche al Codice dei Beni Culturali sono diventate realtà grazie all'approvazione da parte del Consiglio dei Ministri del disegno di legge scaturito dal lavoro della commissione coordinata da Salvatore Settis.
Una vera e propria “svolta per il governo del territorio”, come l'ha definita il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Francesco Rutelli, che ha supportato il progetto nell'ottica di “non presentare una norma manifesto, ma un codice che possa essere approvato in tempi rapidi, dopo una larga e profonda istruttoria”. Grazie alle nuove modifiche, sulla scorta dei principi espressi dalla Corte Costituzionale e in linea con la Convenzione europea ratificata nel 2004, è stata riformulata tutta la parte relativa al paesaggio, definito come bene che deve essere tutelato dallo Stato in maniera prevalente rispetto ad altri interessi pubblici in materia di governo e valorizzazione del territorio.
Fondamentali in questo senso l'inserimento dell'obbligo da parte delle Regioni di coinvolgere il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nell'elaborazione delle parti del piano che riguardano beni paesaggistici, e soprattutto il rafforzamento delle soprintendenze cui spetta un parere vincolante sugli interventi previsti sul territorio.
Fra le misure previste, infine, l'istituzione di una struttura tecnica presso il Ministero con l'incarico di assistere i Comuni e intervenire direttamente per la demolizione degli ecomostri, cui si affianca l'inserimento nella Finanziaria 2008 di un fondo di 15 milioni di euro l'anno per interventi di recupero e di demolizione laddove si riterrà necessario.nei Beni FAI tutto l'anno
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