09 settembre 2016
Un allarme che come FAI abbiamo già evidenziato nei mesi scorsi e che abbiamo raccolto lanciando la campagna API a tutela di questa importante specie, ospitando in alcuni dei nostri beni le arnie di apicoltori locali, offrendo le condizioni migliori per la prosperità delle colonie. Sono 4 per ora i beni che ospitano le arnie: Villa dei Vescovi, Podere Casa Lovara a Punta Mesco, Castello e Parco di Masino e Castello di Manta. A breve seguirà l'installazione delle arnie in altri 8 nostri beni.
I dati del raccolto di miele sono pessimi, i peggiori degli ultimi 35 anni. Il miele di acacia bio è passato dalle 437 tonnellate prodotte nel 2015 alle 184 tonnellate di quest'anno – si legge nel comunicato CONAPI - il miele di acacia convenzionale è precipitato da 266 a 91 tonnellate; il miele di agrumi è sceso da 54 a 35 tonnellate per la produzione bio e da 174 a 148 tonnellate per quella convenzionale.
Concordiamo con CONAPI sulle cause di questa grave situazione: condizioni climatiche avverse che portano a un progressivo indebolimento delle api; alveari sotto attacco da acari che colpiscono le colonie, l'uso intensivo di pesticidi in agricoltura.
Le api italiane hanno troppi nemici Quest’anno il 70% di miele in meno Dai cambiamenti climatici ai pesticidi. “La peggior produzione dagli anni Ottanta”
Le valigie sono già pronte, dalla settimana prossima i ragazzi cominceranno la scuola a Pontremoli in Lunigiana. Dove i boschi prendono il posto dei campi, i pesticidi praticamente non esistono e le api possono vivere tranquille. Giovanni Guido, 50 anni, fa l’apicoltore da 36. Sta per lasciare la sua casa di Cisterna d’Asti con la moglie e i due figli perché nell’ultimo anno ha perso due terzi del suo miele: “Colpa del meteo, il freddo di maggio ha tenuto fermi gli sciami. E poi dei trattamenti chimici che da queste parti si fanno a vigne e nocciole. Tutti prodotti autorizzati, per carità, ma incompatibili con la vita degli insetti: da 500 alveari iniziali ora ne ho 350”. Per sbarcare il lunario si era messo a produrre pollini: “Ma due anni fa ho trovato quantità di pesticidi di 140 volte superiori alla soglia di legge. I miei erano i campioni più inquinati d’Europa, secondo un rapporto di Greenpeace. Ho dovuto smettere. Il miele rientra nei parametri, però la mia è un’azienda biologica: non voglio venderlo così. E ho anche paura per la nostra salute, queste sostanze mica fanno bene”.
Il 2016 è l’annus horribilis dell’apicoltura italiana, il peggiore degli ultimi 35 secondo i dati diffusi ieri da Conapi (Consorzio nazionale apicoltori) e dall’Osservatorio nazionale miele: “La raccolta è crollata del 70 per cento in Piemonte, Lombardia, Veneto, Sicilia, dove si producono i due tipi di miele più diffusi, acacia e agrumi – dice il presidente dell’Osservatorio Giancarlo Naldi -. La siccità dell’inverno e il maltempo della primavera hanno bloccato le api.”
Ma c’entrano anche i pesticidi usati in agricoltura:” Purtroppo da due anni non abbiamo più dati precisi sugli avvelenamenti perché il sistema di monitoraggio ministeriale Bee Net non è stato rifinanziato, ma le api sono diminuite in tutta Italia”, aggiunge il presidente Conapi Diego Pagani. Le conseguenze? Meno miele italiano (di ottima qualità, molto controllato, a lunga scadenza) nei supermercati, rincari fino al 20 per cento e importazioni in aumento (più 13 per cento dice Coldiretti) con il rischio di trovare sugli scaffali le miscele cinesi contraffatte. “Si tratta di sofisticazioni furbe – spiega Naldi -. Lo sciroppo di riso viene privato dei pollini, che ne farebbero individuare la provenienza, tagliato con il miele europeo e venduto come prodotto Ue. Il nostro consiglio è di cercare il miele nostrano, che sull’etichetta contiene la parola “Italia”. Vista la penuria di acacia e agrumi, quest’anno comprate il miele di coriandolo, che ha conosciuto un piccolo boom, oppure di castagno”.
L’Italia del resto è l’unico Paese al mondo in cui si producono 40 varietà di miele “monoflora”, cioè proveniente da un’unica pianta: “Una biodiversità straordinaria, approfittiamone”, è l’appello dei produttori. Che al viceministro alle Politiche agricole Andrea Olivero hanno chiesto di far ripartire il progetto Bee Net e di intensificare i controlli sui prodotti importati. Il prossimo 17 settembre, poi, verrà firmato un protocollo per promuovere l’uso in agricoltura di trattamenti compatibili con la salute delle api: “Il miele è un’eccellenza del made in Italy, va tutelato”.
di Alessandra Da Monte
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