Andrea Carandini: Le Giornate FAI d’Autunno e la “salus publica”

Andrea Carandini: Le Giornate FAI d’Autunno e la “salus publica”

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Andrea Carandini: Le Giornate FAI d’Autunno e la “salus publica”
Focus

06 ottobre 2020

Pubblichiamo il discorso del Presidente FAI Andrea Carandini pronunciato durante la conferenza stampa delle Giornate FAI d’Autunno nella sala Spadolini del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo.

Le Giornate FAI di Autunno di questo anno sono dedicate alla fondatrice del FAI, Giulia Maria Crespi, di recente scomparsa e gravitano su un tema caro a lei: la salute.

Fino a ieri la salute pareva soltanto mia, tua, degli altri… Ma abbiamo imparato ormai - a caro prezzo - che ci salviamo insieme, oppure periamo.

Viene in mente Salus, la antica dea che presiedeva alla salute “pubblica”, cioè del “popolo romano”.

Salus rimanda a salus, -utis: la condizione di colui che è saluus, in salute e salvo. Il sanscrito e il greco aiutano a scoprire il significato celato in questo termine, che indica colui che è “intero” e quindi “intatto”, “sano” e pertanto “salvo”.

La mera salute del corpo individuale – come l’abbiamo intesa fino a ieri – non rimanda alla rotondità dell’umano, inteso nella sua intatta interezza, perché metteva in secondo piano la salute corporale di tutti e anche la salute mentale del singolo e della società, interpretabile come una cultura priva di scissioni ed esclusioni e quindi integrale.

La salus publica sussiste se riguarda globalmente il corpo della società ma anche l’insieme delle menti dei cittadini e quindi la propria civiltà. In un mondo sempre più spezzettato e liquefatto abbiamo smarrito il senso del contesto e quindi del tutto, composto sia dalle scienze della natura che da quelle della storia: due culture oggi ancora così divise, che trattano ambiente e cultura come universi estranei.

Direttamente non vediamo o tocchiamo il mondo esterno fatto di natura e di storia. Piuttosto lo percepiamo, lo sentiamo, lo comprendiamo e lo interpretiamo attraverso una cultura integrale che sta dentro la nostra mente. Quindi il reale non è in un altrove rispetto a noi, per cui sempre dobbiamo partire dalla cultura, intesa non come somma d’inclusioni – ambiente, paesaggio, patrimonio, salute - ma come interconnessione fra questi diversi aspetti; altrimenti l’ambiente starà da una parte e la cultura dall’altra e così gli avidi costumi voluti dal consumismo mai verranno superati da una vita più sobria ma più intera.

In questa prospettiva l’ambiente e la salute vengono intesi finalmente come parte naturale della cultura da ricongiungere all’altra parte storica, materialmente composta dal paesaggio e dal patrimonio di storia e di arte. È questa la fratellanza di tutto con tutto, in un rispetto della storia per la natura – da ultimo clamorosamente mancato – in cui sta la sostenibilità giusta della nostra vita. Così il FAI, dopo la crisi del Covid-19 e dopo la morte della sua fondatrice, ritrova la propria missione proprio in una cultura più interamente intesa. Se ci guardiamo intorno, traversando l’Italia, null’altro vediamo se non un amalgama inscindibile di natura e di storia: una prima e una seconda natura mai da contrapporre ma da bilanciare e ricomporre alla radice.

In una tale visione ripensiamo alle Giornate FAI degli scorsi anni, cioè ai 13 milioni di cittadini che si sono ricongiunti a 17 mila luoghi speciali del Paese in sposalizi stagionali tra cittadini e patria.

Le “Giornate FAI d’Autunno” di quest’anno – 17-18 e 24-25 ottobre – delle quali i protagonisti sono i 96 Gruppi Giovani del FAI, possono diventare un’ancora di salvezza oltre che per tutti anche per la stessa Fondazione. Si svolgeranno per la prima volta nel corso di due week end, con 1.000 aperture in tutto il Paese, che includeranno la Settimana RAI-FAI dedicata ai beni culturali. Ci auguriamo che esse compensino la perdita grave delle “Giornate FAI di Primavera” dovuta al lockdown. La speranza nostra sta che sempre più Italiani capiscano che il bene operare del FAI in passato ha bisogno quest’anno di una loro generosità particolare nell’iscriversi alla nostra Fondazione, nei contributi liberi e nell’SMS solidale al numero 45582.

Il FAI sta già sollevando un ginocchio piegato e speriamo che possa sollevare al più presto anche l’altro, per trovarsi in piedi nel servire la propria missione. È una missione legittimata dalla Costituzione (articolo 118), dalla Legge sul III Settore, dalla Convenzione di Faro da poco sottoscritta dal Parlamento e dalle parole recenti di Papa Francesco a proposito della sussidiarietà.

Non può esservi salute pubblica e individuale senza il sussidio dei cittadini, a integrazione - non a sostituzione - dei servizi fondamentali forniti da Stato, Regioni e Comuni.

Dobbiamo comportarci riguardo all’ambiente, al paesaggio e al patrimonio storico e artistico come quando ci impegniamo di persona nel contrastare il virus per salvare la salute della comunità: non già delegando pigramente tutto allo Stato ma recando armonicamente un sussidio partecipato alle istituzioni della Nazione, aggiungendo così alla forza delle leggi l’energia dei buoni costumi civici, in mancanza della quale le leggi si rivelano inefficaci.

La mia riconoscenza va ai giovani del FAI, per lo sforzo straordinario dei due week end che si svolgeranno pertanto nella massima sicurezza e va alla RAI, che dedicherà una settimana con noi alla salvezza dell’Italia: un esempio elevato di solidarietà sociale.

Concludo con questo caldo invito: ricongiungiamoci con i luoghi della natura e della storia del Paese iscrivendoci al FAI, versando contributi liberi e avvalendoci dell’SMS solidale al numero 45582.

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