18 aprile 2017
Nascosto nel sottosuolo di Milano c'è un tesoro che ancora pochi conoscono, ma che molti ricordano, un luogo di incredibile eleganza, per decenni abbandonato, testimone di un mondo dimenticato, intriso di storia e di umanità, che riecheggia delle voci di una Milano che fu. Questo luogo affascinante è l'Albergo Diurno Venezia, un gioiello dell'architettura tra Liberty e Art Déco, inaugurato nel 1926 e progettato, tra gli altri, da Piero Portaluppi: uno dei bagni diurni più grandi, eleganti e meglio conservati d'Europa, un centro servizi per viaggiatori e cittadini e nato per rispondere ai bisogni quotidiani di una città in pieno sviluppo, la “grande Milano”. Affidato nel 2014 dal Comune di Milano al FAI dopo decenni di abbandono, l'elegante centro servizi polifunzionale è stato riaperto alla visita grazie ai volontari della Delegazione FAI di Milano ed è divenuto oggetto di un progetto di valorizzazione e recupero. Ancor prima dei lavori di restauro, il FAI ha infatti voluto aprire all'Albergo Diurno Venezia un cantiere della conoscenza, coinvolgendo le migliori risorse storiche e scientifiche della città – l'Università degli Studi La Statale e il Politecnico di Milano - in un progetto di ricerca multidisciplinare volto a costruire un sapere esaustivo, aggiornato e condiviso, basilare per intraprendere un programma di recupero e valorizzazione che voglia esaltarne la natura, la storia e la vocazione. Trenta autori, docenti e studiosi, hanno collaborato alle ricerche per “Albergo Diurno Venezia. Storia, architettura e memoria nel sottosuolo di Milano”, volume a cura di Lucia Borromeo Dina, Emanuela Scarpellini, Stefano Della Torre e Roberto Dulio, edito da Effigi grazie al contributo di Phyto – Alés Groupe e Fondazione Piero Portaluppi, che è stato presentato il 4 maggio alle 18 a Villa Necchi Campiglio e che si addentra in profondità nello studio dell'Albergo Diurno, letto e interpretato da molti e diversi punti di vista. Un caleidoscopio di storie e immagini capaci di restituire il fascino e l'originalità di questo luogo speciale, che merita di essere conosciuto, recuperato e valorizzato, per essere consegnato alle generazioni future.
Il progetto di ricerca condotto dal FAI insieme agli atenei milanesi è stato lanciato con un incontro pubblico nel maggio 2016. A novembre 2016 si è svolta una giornata di studio aperta al pubblico, finalizzata alla prima restituzione dei risultati del lavoro di ricerca, e oggi tali contributi, insieme ad ulteriori approfondimenti, confluiscono nel volume. Nell'approccio del FAI la conoscenza è alla base del recupero di beni del patrimonio culturale di cui si vogliano rispettare ed esaltare la natura, la storia e la vocazione attraverso interventi di restauro e valorizzazione consapevoli, efficaci, durevoli e sostenibili. In questo processo di conoscenza si rivela necessario e opportuno il coinvolgimento delle istituzioni e delle migliori risorse della ricerca scientifica locali, le Università, che peraltro ritrovano in progetti come questo il piacere di mettere la propria competenza al servizio di un pubblico largo e del territorio, in un tentativo concreto e attuale di disseminazione della cultura. Nel caso del Diurno, le ricerche sono state organizzate secondo due assi principali: da un lato, un approccio storico, legato allo sviluppo cronologico degli avvenimenti che hanno caratterizzato la vita di questo luogo, e dall'altro un approfondimento dei fenomeni paralleli al Diurno, per contemporaneità o per contiguità spaziale. Il gruppo di testi in apertura del volume, premessa agli elaborati degli studiosi, si concentra sull'operato del FAI riguardo il Diurno, illustrandone le politiche di valorizzazione e gestione, anticipandone le prossime azioni e offrendo una prima identificazione della vocazione del luogo. Per la prima parte del volume, curata da Emanuela Scarpellini dell'Università degli Studi, sono stati coinvolti anche alcuni docenti del Centro di ricerca MIC Moda Immagine Costumi, del Dipartimento di studi storici, che hanno contribuito a tratteggiare un profilo meno prevedibile del luogo, partendo da basi storiche, artistiche e sociali, e concludendo con spunti letterari e cinematografici. La seconda parte, che si avvale della curatela di Stefano Della Torre e Roberto Dulio per il Politecnico di Milano, ha intrecciato i lavori precedenti con gli aspetti contemporanei e con le realtà contingenti, portando a una serie di analisi legate in gran parte ai contesti,
L'auspicio è che il volume “Albergo Diurno Venezia. Storia, architettura e memoria nel sottosuolo di Milano” possa contribuire a rendere meno sfuocata l'immagine comune dell'Albergo Diurno Venezia, grazie ai numerosi tasselli messi a disposizione dagli autori allo scopo di ricomporre la memoria del bene. Alla ricerca sul Diurno non mancheranno in futuro nuovi ambiti di indagine, nell'ardua impresa di offrire ulteriori risposte e nuove certezze a coloro che lo conoscono e lo frequentano. Come emerge in questo stesso libro infatti, il Diurno Venezia è una realtà sorprendentemente caleidoscopica, una creatura metamorfica destinata a sfuggire a qualunque tentativo di definizione, inafferrabile e ondivaga, eppure dotata, in ogni sua espressione, di un indicibile potere ammaliante.
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