28 maggio 2012
Non bastava il problema della nuova casella dedicata ai beni culturali inserita nella dichiarazione dei redditi di quest’anno senza alcuna previsione degli enti che ne potranno beneficiare. Quella del 5 per mille sembra davvero una storia infinita. Una spiacevole novità è stata scoperta dal Sole 24 Ore: da un articolo pubblicato lunedì 21 maggio 2012, infatti, emerge che dalle somme destinate dai cittadini al 5 per mille nel 2010, pari a un totale di 463 milioni di euro, sono stati tagliati 80 milioni.
Immediata la reazione di moltissime organizzazioni non profit, tra le quali il FAI che per questa decisione (di cui finora il Governo non ha fornito spiegazioni) si vedranno RIDOTTI del 17% gli importi ricevuti sulla base delle preferenze espresse dai cittadini. Le associazioni hanno deciso quindi di unire le forze e di inviare una lettera aperta al presidente del Consiglio Mario Monti e al viceministro dell’Economia e delle Finanze Vittorio Grilli per chiedere un chiarimento nel nome della trasparenza e del corretto rapporto tra amministrati e amministratori.
“Soprattutto in un momento difficile come quello che stiamo vivendo – spiega il Direttore Generale del FAI, Angelo Maramai – è importante che il Governo faccia chiarezza su questa vicenda. Noi del FAI, insieme ad altre associazioni non profit, siamo stati già in prima linea nel chiedere chiarimenti riguardo alla nuova casella inserita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per devolvere il 5 per mille alla cultura, nella quale però non è possibile inserire il codice fiscale dell’associazione scelta. Siamo ancora in attesa di sapere i criteri da seguire per l’iscrizione al gruppo degli aventi diritto e per la distribuzione degli importi. Questo nuovo capitolo aggiunge amarezza a una vicenda già di per sé difficile da tollerare. Speriamo che tutto si risolva per il meglio e che si decida per la distribuzione anche delle somme tagliate”.
Il FAI e le altre organizzazioni promotrici invitano inoltre tutti gli altri enti non profit ad associarsi a questa iniziativa aderendo alla petizione online pubblicata sul sito di VITA. In attesa che dal Governo arrivi una risposta chiara e soddisfacente.
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