28 aprile 2020
«Il FAI è nato come sfida e come tale vive». Renato Bazzoni
Fu Elena Croce, figlia del grande filosofo Benedetto, che spinse l’amica Giulia Maria Mozzoni Crespi a impegnarsi per creare in Italia una fondazione sulla falsariga del National Trust britannico, il quale, fondato nel 1895, lavora ancora oggi per preservare e proteggere non solo monumenti dell’uomo ma anche della natura di Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord.
«Basta tergiversare, Giulia Maria. Tu devi fondare il National Trust in Italia, è un compito a cui non puoi sottrarti. È un dovere. Questo è quanto da te chiede il destino.» Forse le parole non saranno state esattamente queste ma, di lì a poco - era il 1974 - Giulia Maria Crespi convocò Renato Bazzoni, architetto milanese già nelle file di Italia Nostra, e gli diede il via libera: bisognava trovare un nome giusto, scrivere lo statuto, trovare qualcuno disposto a farsi coinvolgere in un’avventura dai confini ancora incerti.
L’idea divenne realtà grazie all’entusiasmo e il sostegno di Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli: fu con loro che Giulia Maria Mozzoni Crespi lunedì 28 aprile 1975 firmò l’atto costitutivo e lo statuto del FAI – Fondo Ambiente Italiano: una dichiarazione d’intenti di persone decise a fare qualcosa di concreto per il nostro Paese. Si legge all’articolo 2 dello Statuto:
La Fondazione non ha scopi di lucro e intende promuovere lo studio della conservazione di ambienti, beni e in particolare fondi di interesse artistico, storico, archeologico, paesistico, ambientale, ecologico, di promuovere e intraprendere le azioni più opportune per la tutela e la conservazione dei beni suindicati.
Non si tratta soltanto di conservare questi Beni, ma di valorizzarli, utilizzando le proprietà in modo nuovo, con una funzione attiva e utile alla società.
Nel logo del FAI, elaborato da Pino Tovaglia - uno dei maggiori grafici italiani del secondo dopoguerra - si vuole unire proprio questo concetto: il profilo di una fortificazione quattrocentesca congiunto a quello di una foglia, nella sua astrazione può essere vista come un simbolo di sintesi di arte e natura, cioè dell’ambiente.
Nella foto sotto la “Banda Bazzoni” negli anni Ottanta con il Logo del FAI.
Dopo 45, intensi, lunghi anni da quell’incontro con Elena Croce, l’augurio e l’esortazione del Presidente Onorario Giulia Maria Crespi:
«Il FAI è sbocciato quasi miracolosamente. In tanti predicevano che non sarebbe durato. Invece il FAI si è evoluto, è durato anche grazie alle sue coraggiose delegazioni, ai suoi volontari, ai suoi consiglieri, e a tutti quelli che credevano in questa Fondazione. E ora il FAI sta diventando un esempio concreto di come noi possiamo combattere il degrado di questa Terra come il Coronavirus ci ha segnalato. Perciò coraggio! Rendiamo il FAI sempre più autorevole e potente, affinché non soltanto noi, ma le future generazioni possano godere dell’Italia che è il più bel Paese del mondo.»
Oggi più che mai vogliamo continuare a condividere la sfida che i “Padri Fondatori” iniziarono il 28 aprile 1975: fare dell’Italia un luogo più bello dove vivere, lavorare, investire e veder crescere le nuove generazioni.
Ecco le parole del Presidente Andrea Carandini:
«Oggi il FAI compie 45 anni. Ha aiutato a conservare la Repubblica come “il Paese più bello del mondo”. Questo è anche il titolo del libro di Alberto Saibene che narra la storia della Fondazione in questo mezzo secolo. Oggi con il virus siamo in notevole difficoltà, ma con coraggio riapriremo presto sia i Beni che le attività. Stiamo lavorando alacremente per permettere di ritrovarci in sicurezza. Siamo pronti a “fare”, a ripartire per prenderci cura del Paese che amiamo. Evviva il FAI che si rinnova!»
A metà degli anni Ottanta il trentenne Marco Magnifico, entra al FAI. A lui va il maggior merito di aver creato uno “stile FAI” che accomuna le diverse proprietà. Oggi, da Vicepresidente Esecutivo, è il testimone di buona parte della storia della Fondazione, la cinghia di trasmissione tra le diverse Presidenze:
«In questi 35 anni mi sono molto divertito al FAI. Quanto vi entrai nel 1986 eravamo in cinque, oggi siamo centinaia in ufficio, ma in realtà siamo migliaia e migliaia perché il corpo del FAI non esisterebbe senza i volontari che, come noi dipendenti, dedicano quotidianamente anima e corpo alla Fondazione. Intraprendenza, innovazione, maniacalità per il dettaglio, una buona dose di temerarietà e audacia, sono le doti e le qualità che, unite alla fermezza nell’amministrazione che ha consentito gli utili di bilancio degli ultimi anni, auguro al FAI di non perdere mai, ma proprio mai!»
Già nel 2019 il FAI aveva ricevuto un grandissimo regalo per il suo compleanno: 213.000 iscritti! Ad oggi sono ancora di più. Una grande comunità di persone che amano l’Italia e le sue bellezze attraverso una scelta concreta, quella di sostenere e stare a fianco del FAI, permettendole di mettere in atto la missione per cui è nata 45 anni fa.
L’augurio del Direttore Generale Angelo Maramai il quale, attraverso un piano strategico decennale per valutare progressi e risultati e per raggiungere i traguardi secondo i programmi, ha fatto in modo che i sogni diventassero obiettivi concreti:
«Il FAI compie 45 anni. Quando l’ho conosciuto ne aveva solo 35 ed era un adolescente un po’ sbarazzino che voleva crescere. Adesso a 45 anni è un giovane che ha una prospettiva meravigliosa davanti a sé e quindi gli faccio tanti auguri. Buon compleanno FAI!»
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