I Luoghi del Cuore
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VILLA NISCEMI

VILLA NISCEMI

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VILLA NISCEMI
La villa Niscemi si inserisce nella cosiddetta Piana dei Colli, all'interno del Parco della Favorita. La Piana dei Colli è un'estesa pianura posta a nord della città, delimitata dalle ripide pareti di Monte Pellegrino e da più dolci rilievi, appunto i colli. Intorno al 1700 alcune delle famiglie aristocratiche palermitane scelsero questa area, decisamente più fresca rispetto al centro città, come luogo di villeggiatura costruendo sontuose dimore. Alcune come villa Niscemi ad esempio, erano dapprima bagli adibiti alla produzione agricola, poi nel tempo trasformati in ville abbellite da giardini ornamentali ricchi di statue e fontane. Il Parco della Favorita, invece, nacque nel 1799 dall'accorpamento di vari appezzamenti espropriati ai nobili palermitani per creare la riserva di caccia del re Ferdinando IV di Borbone. Rievocata da Fulco della Cerda, duca di Verdura nella sua raccolta autobiografica di memorie dal titolo “Estati felici”, Villa Niscemi risale a circa quattro secoli fa ed ebbe origine da una torre di guardia situata in vista della città. Qualche particolare ci suggerisce che essa derivi dalla trasformazione di un baglio agricolo, detto “Baglio Della Balata”, costruito nel ‘600 attorno ad una torre di difesa, con mura poste nell'angolo nord-occidentale, edificato lungo “la trazzera” che conduceva al Salto dello Schiavo di Monte Pellegrino. Il fondo agricolo appartenne, fino alla metà del ‘600, a Carlo Santangelo che, nel 1664, lo lasciò in eredità alla figlia Maria; da quest'ultima passò a Martino Morso. All'inizio del XVIII sec. la tenuta fu acquistata dal duca delle Grotte, Tommaso Sanfilippo, il quale realizzò le prime costruzioni intorno al vecchio Baglio. In seguito la villa passò in dote alla nipote Marianna La Grua Sanfilippo dei principi di Carini, e al marito Vitale Valguarnera Branciaforte, principe di Niscemi, che tra il 1730 ed il 1750 trasformarono il baglio in residenza. La Villa era al centro di un grosso feudo che, partendo da Villa Airoldi, si estendeva sino alle falde di Monte Pellegrino: esso fu in parte espropriato nel 1799 per costituire il parco Reale della Favorita. Dopo il 1875, la villa divenne dimora stabile del principe Corrado Valguarnera Tomasi e della moglie, principessa Maria Favara Caminneci i quali hanno ispirato i personaggi di Tancredi e di Angelica del celebre romanzo “Il Gattopardo” di G.Tomasi di Lampedusa. La villa fu abitata fino a qualche decennio or sono dai discendenti della famiglia, i quali però, nel 1987, la vendettero al comune di Palermo che la fece diventare sede di rappresentanza del sindaco La facciata, di enorme compostezza architettonica, è priva però del caratteristico scalone presente in tutte le altre ville dello stesso periodo. Sia i balconi che le finestre sono decorati da bordi e cornici. Dalle estremità sorgono due avancorpi con funzione di terrazze a livello del piano nobile, forse aggiunte in epoca successiva. Il lato più antico è l'ala sinistra, ciò quella rivolta verso l'ingresso, alla cui estremità si trova inglobata l'antica torre. Questo lato presenta ancora balconi a petto d'oca che originariamente saranno stati eguali anche sulla facciata, come pure gli intonaci del tempo, color zafferano. Intorno alla fine del 700, gli esterni subirono una grande trasformazione e la proprietà si ridusse a quei quattro ettari che ne costituiscono l'attuale consistenza. Nel tempo, venendo meno l'importanza agricola dei terreni, venne impiantato un grande parco che ancora oggi fa da cornice alla villa. Il primo piano ospita i saloni di rappresentanza e gli appartamenti. Vi si accede tramite una scala in marmo che conduce direttamente al primo salone, chiamato “Galleria dei Re di Sicilia” o delle armi. Da qui a destra e a sinistra si susseguono vari salotti, alcuni dei quali riccamente decorati a trompe-l'oeil, e infine le stanze private della famiglia.

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La villa Niscemi si inserisce nella cosiddetta Piana dei Colli, all'interno del Parco della Favorita. La Piana dei Colli è un'estesa pianura posta a nord della città, delimitata dalle ripide pareti di Monte Pellegrino e da più dolci rilievi, appunto i colli. Intorno al 1700 alcune delle famiglie aristocratiche palermitane scelsero questa area, decisamente più fresca rispetto al centro città, come luogo di villeggiatura costruendo sontuose dimore. Alcune come villa Niscemi ad esempio, erano dapprima bagli adibiti alla produzione agricola, poi nel tempo trasformati in ville abbellite da giardini ornamentali ricchi di statue e fontane. Il Parco della Favorita, invece, nacque nel 1799 dall'accorpamento di vari appezzamenti espropriati ai nobili palermitani per creare la riserva di caccia del re Ferdinando IV di Borbone. Rievocata da Fulco della Cerda, duca di Verdura nella sua raccolta autobiografica di memorie dal titolo “Estati felici”, Villa Niscemi risale a circa quattro secoli fa ed ebbe origine da una torre di guardia situata in vista della città. Qualche particolare ci suggerisce che essa derivi dalla trasformazione di un baglio agricolo, detto “Baglio Della Balata”, costruito nel ‘600 attorno ad una torre di difesa, con mura poste nell'angolo nord-occidentale, edificato lungo “la trazzera” che conduceva al Salto dello Schiavo di Monte Pellegrino. Il fondo agricolo appartenne, fino alla metà del ‘600, a Carlo Santangelo che, nel 1664, lo lasciò in eredità alla figlia Maria; da quest'ultima passò a Martino Morso. All'inizio del XVIII sec. la tenuta fu acquistata dal duca delle Grotte, Tommaso Sanfilippo, il quale realizzò le prime costruzioni intorno al vecchio Baglio. In seguito la villa passò in dote alla nipote Marianna La Grua Sanfilippo dei principi di Carini, e al marito Vitale Valguarnera Branciaforte, principe di Niscemi, che tra il 1730 ed il 1750 trasformarono il baglio in residenza. La Villa era al centro di un grosso feudo che, partendo da Villa Airoldi, si estendeva sino alle falde di Monte Pellegrino: esso fu in parte espropriato nel 1799 per costituire il parco Reale della Favorita. Dopo il 1875, la villa divenne dimora stabile del principe Corrado Valguarnera Tomasi e della moglie, principessa Maria Favara Caminneci i quali hanno ispirato i personaggi di Tancredi e di Angelica del celebre romanzo “Il Gattopardo” di G.Tomasi di Lampedusa. La villa fu abitata fino a qualche decennio or sono dai discendenti della famiglia, i quali però, nel 1987, la vendettero al comune di Palermo che la fece diventare sede di rappresentanza del sindaco La facciata, di enorme compostezza architettonica, è priva però del caratteristico scalone presente in tutte le altre ville dello stesso periodo. Sia i balconi che le finestre sono decorati da bordi e cornici. Dalle estremità sorgono due avancorpi con funzione di terrazze a livello del piano nobile, forse aggiunte in epoca successiva. Il lato più antico è l'ala sinistra, ciò quella rivolta verso l'ingresso, alla cui estremità si trova inglobata l'antica torre. Questo lato presenta ancora balconi a petto d'oca che originariamente saranno stati eguali anche sulla facciata, come pure gli intonaci del tempo, color zafferano. Intorno alla fine del 700, gli esterni subirono una grande trasformazione e la proprietà si ridusse a quei quattro ettari che ne costituiscono l'attuale consistenza. Nel tempo, venendo meno l'importanza agricola dei terreni, venne impiantato un grande parco che ancora oggi fa da cornice alla villa. Il primo piano ospita i saloni di rappresentanza e gli appartamenti. Vi si accede tramite una scala in marmo che conduce direttamente al primo salone, chiamato “Galleria dei Re di Sicilia” o delle armi. Da qui a destra e a sinistra si susseguono vari salotti, alcuni dei quali riccamente decorati a trompe-l'oeil, e infine le stanze private della famiglia.
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