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VALLONE DI SEA

VALLONE DI SEA

FORNO ALPI GRAIE, TORINO

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VALLONE DI SEA
Il Vallone di Sea è uno straordinario esempio di scenario incontaminato delle alpi italiane e rappresenta uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero arco alpino. Un vallone aspro e selvaggio che parte dalla frazione Forno Alpi Graie del Comune di Groscavallo (Torino), posto a 1219 m, e arriva, dopo circa 10 km, ai 3.100 m del Colle di Sea, segnando il confine di stato con il dipartimento francese della Savoia, nella Haute Maurienne, oltre che il confine idrografico tra la Stura di Sea e l'Arc. Un ambiente che si trova, quindi, molto vicino a due realtà naturalistiche di grande fama: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, che si trova nell'attigua Valle di Locana, posta a nord, e il Parc National de la Vanoise, posto a ovest, in territorio francese. Il nome "Sea" deriverebbe dal verbo in lingua francoprovenzale, parlata nella valle e nella confinante Savoia, "sèyé "che significa “falciare”. La montagna sembra infatti “falcialta” dalla lama di una gigantesca falce da fieno. Di qui la dicitura locale "seia" e quindi "sea".   Plasmato dalle forze della glaciazione il Vallone di Sea è caratterizzato da ripiani glaciali intervallati da gradini di valle (come il celebre Passo di Napoleone) e bacini sospesi, regalando a chi lo percorre scorci unici ed inaspettati, in un continuo alternarsi di ripide rocce, pianori e dirupati versanti, segnati da vertiginose cascate. Il vallone venne percorso, nel corso dei secoli, per raggiungere la vicina Francia ed è stato oggetto di numerose leggende.  Grazie alle sue pareti ricche di fessure e di spigoli strapiombanti (in particolare nel primo tratto) offre una grande quantità di vie di arrampicata (alcune molto tecniche) per gli appassionati di questo sport, facendone un vero e proprio paradiso, sempre più conosciuto a livello nazionale e internazionale.     Curiosi sono i nomi delle pareti, spesso fantasiosi e mitologici, come ad esempio "La parete dei Numi – Bec Cerel", "La Torre di Gandalf il Mago" (le forme della roccia somigliano al volto del Mago del “Signore degli Anelli”), "Il Droide", "La Sfinge" e "Lo Specchio di Iside". Il vallone di Sea è uno dei pochi luoghi delle alpi in cui vi sia stata produzione di paesaggio letterario. Questo grazie all’alpinista e scrittore Gian Piero Motti, che pur senza mai arrampicarvi, seppe animare le “strane rocce” battezzandole una per una, facendo ricorso al “mito” e ispirandosi a Novalis, Mailer e Tolkien. Un’esperienza nota non a caso come il periodo delle “Antiche Sere” (1977-1983), in cui si possono ravvisare tutti gli elementi del romanticismo: visione, contemplazione, evocazione, empatia, estetica. Fu poi Gian Carlo Grassi ad aprire questo mondo agli arrampicatori negli anni ottanta, esplorando la maggior parte delle pareti e creando il “Sogno di Sea”.

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Il Vallone di Sea è uno straordinario esempio di scenario incontaminato delle alpi italiane e rappresenta uno degli angoli più suggestivi e selvaggi dell’intero arco alpino. Un vallone aspro e selvaggio che parte dalla frazione Forno Alpi Graie del Comune di Groscavallo (Torino), posto a 1219 m, e arriva, dopo circa 10 km, ai 3.100 m del Colle di Sea, segnando il confine di stato con il dipartimento francese della Savoia, nella Haute Maurienne, oltre che il confine idrografico tra la Stura di Sea e l'Arc. Un ambiente che si trova, quindi, molto vicino a due realtà naturalistiche di grande fama: il Parco Nazionale del Gran Paradiso, che si trova nell'attigua Valle di Locana, posta a nord, e il Parc National de la Vanoise, posto a ovest, in territorio francese. Il nome "Sea" deriverebbe dal verbo in lingua francoprovenzale, parlata nella valle e nella confinante Savoia, "sèyé "che significa “falciare”. La montagna sembra infatti “falcialta” dalla lama di una gigantesca falce da fieno. Di qui la dicitura locale "seia" e quindi "sea".   Plasmato dalle forze della glaciazione il Vallone di Sea è caratterizzato da ripiani glaciali intervallati da gradini di valle (come il celebre Passo di Napoleone) e bacini sospesi, regalando a chi lo percorre scorci unici ed inaspettati, in un continuo alternarsi di ripide rocce, pianori e dirupati versanti, segnati da vertiginose cascate. Il vallone venne percorso, nel corso dei secoli, per raggiungere la vicina Francia ed è stato oggetto di numerose leggende.  Grazie alle sue pareti ricche di fessure e di spigoli strapiombanti (in particolare nel primo tratto) offre una grande quantità di vie di arrampicata (alcune molto tecniche) per gli appassionati di questo sport, facendone un vero e proprio paradiso, sempre più conosciuto a livello nazionale e internazionale.     Curiosi sono i nomi delle pareti, spesso fantasiosi e mitologici, come ad esempio "La parete dei Numi – Bec Cerel", "La Torre di Gandalf il Mago" (le forme della roccia somigliano al volto del Mago del “Signore degli Anelli”), "Il Droide", "La Sfinge" e "Lo Specchio di Iside". Il vallone di Sea è uno dei pochi luoghi delle alpi in cui vi sia stata produzione di paesaggio letterario. Questo grazie all’alpinista e scrittore Gian Piero Motti, che pur senza mai arrampicarvi, seppe animare le “strane rocce” battezzandole una per una, facendo ricorso al “mito” e ispirandosi a Novalis, Mailer e Tolkien. Un’esperienza nota non a caso come il periodo delle “Antiche Sere” (1977-1983), in cui si possono ravvisare tutti gli elementi del romanticismo: visione, contemplazione, evocazione, empatia, estetica. Fu poi Gian Carlo Grassi ad aprire questo mondo agli arrampicatori negli anni ottanta, esplorando la maggior parte delle pareti e creando il “Sogno di Sea”.
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