
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Sotto le mura del Forte Malatesta sorge nel punto in cui le sponde del fiume Castellano hanno la minima distanza,il più antico ponte in muratura della città di Ascoli Piceno, il Ponte di Cecco. Incastonato nella ricca vegetazione circostante, oggi è possibile ammirarlo dall'adiacente ponte medioevale di Porta Maggiore.Erroneamente identificato come un'opera di epoca Medioevale, è stato ricondotto dall'architetto Giambattista Carducci, come costruzione romana dell'età repubblicana (I sec. a.C.)
Il ponte consentiva all'antica via consolate, la "Salaria",di proseguire fino a Castrum Truentinum (Martinsicuro).Secondo una tradizione popolare il suo nome deriva dalla leggenda secondo cui l'erudito Cecco d'Ascoli,poeta e astrologo esperto di alchimia, lo avrebbe costruito in una sola notte grazie all'aiuto del diavolo.Più verosimilmente si deve l'opera a Mastro Cecco Aprutino che nel 1349 lo integrò al vicino Forte Malatesta.
Realizzato con grossi blocchi di travertino in opera quadrata (opus quadratum) a murazione liscia, il Ponte di Cecco è lungo 43 metri e largo 4,5. La struttura del ponte è costituita da due campate ad arco asimmetriche, di cui la maggiore, quella centrale, presenta una luce doppia rispetto alla minore. L'altezza del piano stradale dal pelo dell'acqua è di 25 m.La zona centrale è sormontata da una piccola costruzione, detta "casetta del dazio", che fungeva da porta e da barriera doganale.
In occasione delle Giornate FAI di Primavera sarà straordinariamente possibile percorrere uno dei più antichi ponti romani della città, sempre chiuso al pubblico. L'imponente mole del Forte Malatesta che lo sovrasta e la gola profonda dell'alveo del Castellano rendono la passeggiata estremamente suggestiva. Distrutto parzialmente dall'esercito tedesco in ritirata nel giugno del 1944, fu riedificato negli anni 60-70 dall'architetto Giuseppe Zander, mantenendo le forme originarie dell'opera e riutilizzando i blocchi di travertino superstiti recuperati sulle sponde del fiume.
Volontari FAI