La Pieve, centro della vita religiosa del paese, ha origini molto antiche, risalenti al VI-VII secolo; è cioè sorta prima del castello di Candelara. L’attuale costruzione presenta una struttura muraria gotica con un’insolita pianta che richiama la croce greca. La facciata è caratterizzata da quattro lesene verticali e da due finestroni con arco a sesto acuto negli scomparti laterali, che affiancano la meridiana. Entrando troviamo: a sinistra un Santo vescovo, forse identificabile in Sant’Emidio protettore dei terremoti o San Apollinare, primo Vescovo di Ravenna, data la presenza di tre piccole croci greche-bizantine.Si tratta di un frammento quattrocentesco, salvato dal deterioramento per umidità della parete. A destra un altro frammento di affresco: la Crocefissione con la Vergine Maria e l’apostolo Giovanni, del 1504; accanto il Matrimonio mistico di Santa Caterina e San Giovanni Battista, opera eseguita nel 1555 da Ottaviano Zuccari (padre dei più famosi Taddeo e Federico). La tavola sull’alta- re sinistro del transetto è una delle opere più importanti della Pieve: Madonna col Bambino e i santi Stefano e Donnino, di Pompeo Morganti da Fano.
I due altari laterali, in passato affidati alle Confraternite, presentano la struttura uniforme neoclassica realizzata al tempo del Buresti e formano una coppia di grande significato artistico e devozionale. Sull’altare laterale di sinistra, la splendente Madonna del Rosario contesa tra Claudio Ridolfi (Verona 1570 – Corinaldo 1644) e Simone Cantarini (Pesaro 1612 – Verona 1648)E proprio del Giovan Giacomo Pandolfi (Pesaro 1567 – dopo il 1636) è il quadro collocato a destra: Madonna in gloria coi santi Terenzio, Marco Evangelista, Giovanni Evangelista e Antonio Abate. Sull’altar maggiore è posto un quadro di Giovanni Venanzi (Pesaro 1627-1705), allievo di Simone Cantarini e Guido Reni, è rappresentato Santo Stefano in gloria e le anime del Purgatorio. In basso a sinistra, si vede la stessa Pieve, con il mare sullo sfondo.
L’organo, restaurato nel 2005 e di scuola locale, è pregevole manufatto della famiglia Polinori, famosi organari in Pesaro nella prima metà del settecento. In questa chiesa inoltre si conservano sull’altar maggiore un bellissimo Crocifisso seicentesco in legno policromo, e due tele – collocate nel transetto – raffiguranti l’Immacolata Concezione, buona copia di quella del Barocci di San Francesco a Urbino e Sant’Antonio di Padova, attribuito a Giovanni Venanzi.
Da notare, sulla destra, la veduta del castello di Candelara. Queste tre opere provengono dalla diroccata chiesa-conventuale di San Francesco, entro il castello di Candelara.