
Siamo profondamente legati alla chiesa di Santa Maria Assunta a Piè del Dosso di Gussago
luogo delle origini, perché sorge nell’antico nucleo longobardo
luogo della fede perché fu pieve nel Medioevo e parrocchia fino al 1760
luogo della storia perché nel 1313 vi fu firmata la pace di Gussago tra Guelfi e Ghibellini
luogo dell’arte per le opere che ha ospitato e che conserva tuttora
luogo della memoria con la cappella che ricorda i morti delle peste del 1630
luogo del mistero: chi era Maviorans?
luogo della poesia per il paesaggio che la circonda
luogo trendy per gli sposi di tutta la Lombardia che lo scelgono per il loro sì
luogo del cuore a tutti gli effetti
La chiesa di Santa Maria Assunta a Piè del Dosso di Gussago, detta anche la Chiesa dei Morti, ha una storia millenaria. Di origine altomedievale, sorse nell’antico nucleo longobardo, subì profonde modifiche nel sec. XI e deve il suo aspetto attuale agli interventi del 1470, con abbellimenti secenteschi. Fu sede parrocchiale fino al 1760, quando con l’inaugurazione della nuova chiesa fu spogliata di molti arredi.
Bell'esempio di chiesa rustica lombarda, custodisce ancora opere importanti come il “Polittico del Rosario “di Luca Mombello, un prezioso paliotto in commesso marmoreo, il dipinto della “Invenzione della S. Croce” e un pezzo di valore assoluto: il cosiddetto pulpito di Maviorano.
Si tratta un’opera di scultura longobarda databile al VIII sec. costituto da due lastre di calcare cristallino (tipo marmo apuano) interamente incise a bassorilievo, con simboli allegorici che rimandano alla cultura religiosa longobarda.
Sulla lastra maggiore è raffigurato un cavaliere che si sta avventurando in un mondo popolato da aquile, pavoni, leoni, agnelli, tutti animali dal profondo valore simbolico, che si rivolgono ad un albero centrale, identificato con l'Albero della Vita. La lastra alluderebbe al viaggio del defunto nell’aldilà.
La lastra piccola laterale è dominata da un grande cerchio solare con raggi; le rosette solari indicano uno spazio cosmico entro il quale vari animali si nutrono.
Incerta è la lettura dell'iscrizione, in alto a sinistra, a caratteri maiuscoli, interpretata da alcuni studiosi come MAVIORAN(U)S e quindi firma dello scultore, da altri come MAVI ORANS, nome del cavaliere committente o dedicatario dell'opera, raffigurato in basso a destra.
La chiesa non è mai stata abbandonata. I restauri del 1969 e del 1971 hanno riportato alla luce il manto pittorico che rivestiva quasi tutta la superficie delle pareti con cicli di affreschi di varia importanza e qualità esecutiva.
Oggi però la chiesa versa in preoccupanti condizioni: infiltrazioni di umidità sul lato settentrionale minacciano la delicata pellicola pittorica della cappella della Confraternita della Croce e le coperture e le grondaie necessitano di manutenzione straordinaria.
Si sta predisponendo un piano complessivo di restauro che comprenda anche l’indagine archeologica finora non effettuata che confermi l’ordine alto medioevale della chiesa originaria attestata da documenti del 958 come dipendente dall’Abbazia benedettina di Leno.
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