I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare

PIETRA CAPPA

SAN LUCA, REGGIO CALABRIA

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PIETRA CAPPA
Pietra Cappa è la regina dell'Aspromonte, con la sua mole enigmatica e carica di leggende troneggia nella vallata delle Grandi Pietre. Monolito tra i più grandi d'Europa è il geosito simbolo del Parco Nazionale dell'Aspromonte. Il nome non ha nulla a che fare con la lettera dell'alfabeto inglese. Nei documenti medievali si legge di Pietra Cauca che sta ad indicare pietra vuota, scavata come lo è per l’erosione degli agenti atmosferici. Il toponimo tuttavia è riferibile non solo a Pietra Cappa, ma all'intera zona circostante dato che numerose, anche se più piccole, sono le rocce con grotte ed anfratti tanto da richiamare alla mente paesaggi della Cappadocia. E fu proprio dall'Oriente che, nell'alto medioevo, arrivarono a rifugiarsi in tali grotte numerosi eremiti basiliani. Una civiltà, questa alla ricerca di luoghi solitari ma panoramici, dove era difficile essere visti ma dai quali era facile controllare ampi tratti di territorio. Una civiltà di chiese minuscole, costruite con materiali poveri ma sempre di fattura pregevole che sembra vogliano confondersi con la natura circostante. Il territorio attraversato dall'escursione è saturo di questa cultura. Nelle rocce di San Pietro sono ancora visibili i giacigli degli asceti scavati nella viva roccia; tra Pietra Cappa e l'abitato di Natile vi è una località detta Afrundu (variazione del termine greco acrantos: puro, appellativo che solitamente si rivolge al Signore) ove esisteva una grangia (monastero con annesso podere) di origine greca; sul pianoro in cima a Pietra Cappa si notano resti di costruzioni; ai piedi di Pietra Cappa, infine, si trovano i ruderi della chiesa di San Giorgio che aveva un pavimento in marmo policromo e colonne che sorreggevano cupolette. L’ambiente naturale è caratterizzato da uliveti e seminativi che salendo in quota cedono il passo alla macchia mediterranea e poi al bosco di leccio e castagno con alcunu esemplari monumentali. Ampi i panorami sulla vallata del Careri, di Platì, sui costoni che precipitano dai piani dello Zillastro e sull'amba di Gerace.

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Pietra Cappa è la regina dell'Aspromonte, con la sua mole enigmatica e carica di leggende troneggia nella vallata delle Grandi Pietre. Monolito tra i più grandi d'Europa è il geosito simbolo del Parco Nazionale dell'Aspromonte. Il nome non ha nulla a che fare con la lettera dell'alfabeto inglese. Nei documenti medievali si legge di Pietra Cauca che sta ad indicare pietra vuota, scavata come lo è per l’erosione degli agenti atmosferici. Il toponimo tuttavia è riferibile non solo a Pietra Cappa, ma all'intera zona circostante dato che numerose, anche se più piccole, sono le rocce con grotte ed anfratti tanto da richiamare alla mente paesaggi della Cappadocia. E fu proprio dall'Oriente che, nell'alto medioevo, arrivarono a rifugiarsi in tali grotte numerosi eremiti basiliani. Una civiltà, questa alla ricerca di luoghi solitari ma panoramici, dove era difficile essere visti ma dai quali era facile controllare ampi tratti di territorio. Una civiltà di chiese minuscole, costruite con materiali poveri ma sempre di fattura pregevole che sembra vogliano confondersi con la natura circostante. Il territorio attraversato dall'escursione è saturo di questa cultura. Nelle rocce di San Pietro sono ancora visibili i giacigli degli asceti scavati nella viva roccia; tra Pietra Cappa e l'abitato di Natile vi è una località detta Afrundu (variazione del termine greco acrantos: puro, appellativo che solitamente si rivolge al Signore) ove esisteva una grangia (monastero con annesso podere) di origine greca; sul pianoro in cima a Pietra Cappa si notano resti di costruzioni; ai piedi di Pietra Cappa, infine, si trovano i ruderi della chiesa di San Giorgio che aveva un pavimento in marmo policromo e colonne che sorreggevano cupolette. L’ambiente naturale è caratterizzato da uliveti e seminativi che salendo in quota cedono il passo alla macchia mediterranea e poi al bosco di leccio e castagno con alcunu esemplari monumentali. Ampi i panorami sulla vallata del Careri, di Platì, sui costoni che precipitano dai piani dello Zillastro e sull'amba di Gerace.
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