
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Il Palazzo venne realizzato nella parte meridionale delle antiche mura della città di Torino, oggetto del grande ampliamento edilizio voluto dal duca Carlo Emanuele I nel primo trentennio del XVII secolo: situato vicino alla scenografica piazza San Carlo, fu verosimilmente costruito nell'area dove sorgeva un palazzo preesistente. Il suo progetto è attribuito all'architetto di corte Amedeo di Castellamonte, che ideò una grande costruzione affacciata su via dell'Arsenale e, dall'altra, sul retrostante giardino : il portale ad arco è l'unica testimonianza superstite dell'edificio seicentesco.
Il primo proprietario dell'edificio fu Francesco Maria Broglia conte di Revello; suo figlio Carlo Amedeo lo assegnò in locazione alla Nunziatura Apostolica nel 1670 e successivamente lo vendette al marchese Carlo Francesco Vincenzo Ferrero d'Ormea, figura della massima importanza sotto i regni di Vittorio Amedeo II e Carlo Emanuele III, la cui famiglia restò proprietaria del palazzo per quasi un secolo. All'inizio dell'Ottocento fu acquisito dai conti Balbiano del Viale che nel 1852 lo rivendettero alla Banca del Regno di Sardegna, divenuta nel 1893, a seguito dell'Unità nazionale e per volere di Giovanni Giolitti, Banca d'Italia.
La trasformazione dell'edificio da residenza a sede bancaria si deve a Giuseppe Talucchi, già allievo e collaboratore di Ferdinando Bonsignore e come tale esponente di rango del gusto neoclassico; cuore della nuova composizione è il salone centrale al piano terra, coperto da un velario in vetri policromi di grande suggestione. Negli anni Trenta del Novecento, la Banca d'Italia intraprese nuovi interventi funzionali e strutturali che furono affidati a Giovanni Chevalley, il cui indirizzo professionale eclettico lo aveva portato alla realizzazione dell'albergo Principi di Piemonte di Sestriere.
La visita consente di apprezzare le sale di rappresentanza del piano nobile, impreziosite da arredi che spaziano dal XVI al XIX secolo, di provenienza italiana e inglese. Eccezionalmente sarà visitabile anche la parte più segreta della Banca, ovvero il grande caveau sotterraneo ove si conservano le quasi cinquemila cassette di sicurezza nell'allestimento originale degli anni Trenta.
Volontari FAI di Torino
Grazie al supporto organizzativo della sede di Torino di Banca d'Italia, ente attento all'inclusione e all'abbattimento delle barriere, due visite saranno assistite da un interprete in lingua italiana dei segni (LIS), sabato 22 alle ore 11:30 e alle ore 12:30, prenotabili da persone con disabilità uditive all'indirizzo torino@faigiovani.fondoambiente.it
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