
In caso di particolare affluenza l’ingresso al luogo potrebbe non essere garantito.
Nell'articolato contesto urbano di Fermo il quartiere di Campoleggio rappresenta senza dubbio uno dei rioni di maggiore interesse, ricco di varie testimonianze artistiche romane, medievali e rinascimentali che documentano la vitalità economica e le attente scelte di quanti vi hanno abitato. Fra queste emergenze artistiche, spicca l'Oratorio di S. Monica che conserva al suo interno un importante ciclo di affreschi tardo-gotici recentemente restaurati grazie alla Confraternita.
la costruzione venne realizzata fra il 1423 e il 1425 da Giovanni di Guglielmo da Fermo e la semplice struttura architettonica manifesta i tratti più tipici del gotico misurato e composto che caratterizza l'architettura locale fra la fine del XIV secolo e gli inizi del XV. La semplice facciata a capanna è coronata da una sequenza di archetti pensili in laterizio che incorniciano dei bacini ceramici realizzati da una manifattura centro-italiana del tempo;
più in basso correva una teoria di santi in maiolica smaltata dai colori vivaci, oggi ridotti a pochi frammenti. La severa porta d'accesso era un tempo sormontata da un pinnacolo in laterizio culminante con una statua del Battista in pietra policroma, oggi conservata all'interno dell'oratorio: degne di nota sono le eleganti volute fitomorfe in terracotta che ornano le piccole monofore che danno luce all'interno del tempio.
L'oratorio a forma quadrangolare con copertura a vela venne ornato, intorno al 1430, da un ciclo di affreschi. Nei pennacchi, ornati da eleganti motivi a foglie accartocciate sono le Virtù Cardinali e Teologali, mentre all'interno delle vele le otto figure dei Dottori della Chiesa e degli Evangelisti, assisi su elaborate cattedre gotiche. Il resto della decorazione si svolge su tre lati dell'Oratorio e narra le vicende del Battista e di San Giovanni Evangelista. Sulla parete sinistra alcune immagini votive poste sui pilastri esulano dal contesto iconografico del ciclo. L'attribuzione di questi affascinanti affreschi costituisce ancora un intrigante problema per gli storici dell'arte: secondo Federico Zeri l'autore sarebbe un'artista di origine pesarese attivo anche in area campana. Pur nell'anonimato, questi affreschi rappresentano comunque un'importante testimonianza del momento di transizione dello stile ornato e fastoso tardogotico a quello più realistico del primo rinascimento.
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