I Luoghi del Cuore
Il censimento dei luoghi italiani da non dimenticare
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ERVE, LECCO

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NESOLIO
Nesolio è un piccolo borgo del Comune di Erve, a 695 metri sul livello del mare. E’ un esempio dell’architettura rurale tradizionale della Val Sal Martino: le case, i fienili e le stalle si sviluppano tra stretti vicoli che si uniscono nella piccola piazzetta (posta nella parte più alta) e sono realizzate con pietra locale per le murature, legno di ciliegio e castagno per le coperture lignee e le strutture, lastre per tetti. Una memoria manoscritta del XIX secolo, conservata presso l'Archivio Parrocchiale, fa cenno alla tradizione per cui una prima presenza umana a Nesolio risalirebbe addirittura all'epoca franca, mentre alcune indagini condotte sulle murature hanno dimostrato che la sua porzione più antica sarebbe da ricondurre al XIV secolo. Si ritiene per questo che fosse stato il centro originario della Val D’Erve, collegato con una mulattiera anche all’antica frazione di Torre. Tutto intorno all’abitato si trovava un articolato sistema di appezzamenti di terreno per coltivazioni o prati. Verso valle il terreno è più ripido e dunque veniva sfruttato a prato o per alcuni orti. A monte è invece meno scosceso e vennero realizzati anche dei terrazzamenti sia con scarpate inerbate che con muri a secco. Oggi Nesolio deve fare i conti con l’abbandono e lo spopolamento. All’inizio del XX secolo in queste poche case arroccate sul versante della montagna vivevano centosettanta persone e fino alla metà degli anni ’50 erano ben diciassette le famiglie residenti. L’arrivo della modernità ha portato con sé anche la fine di Nesolio: attualmente vi abitano solo Roberto con la moglie Stella, diventati i custodi di un angolo di Val San Martino dove si respira e si tocca con mano la vita frugale e spartana delle popolazioni contadine. A Nesolio, ogni autunno, si ripete l’antico rito dell’essicazione e della battitura delle castagne, l'elemento principe della dieta degli abitanti. Si tratta di un procedunebti che per secoli hanno permesso agli abitanti di fare la scorta di cibo per superare gli inverni. Nel borgo sono ancora presenti due tradizionali essiccatoi che ogni anno tornano ad essere utilizzati: una tradizione che si ripete con lentezza, conservando la memoria delle genti per le quali le castagne erano la principale fonte di sostentamento. L’essiccatoio è un edificio a due piani: al piano superiore si dispongono le castagne raccolte nei boschi intorno a Nesolio (dove si trovano anche alcune piante secolari) mentre al piano terra si accende un fuoco dolce che deve riscaldare senza fretta i frutti, senza bruciarli. Per circa tre settimane il fuoco viene tenuto vivo e le castagne rigirate ogni giorno: lentamente il fumo le secca, togliendo tutta l’umidità che contengono. Al termine del processo di essiccazione le castagne – divenute nel frattempo dure - sono pronte per la “battitura” che serve per eliminare il guscio dal frutto. Le castagne vengono cioè poste, un sacco per volta, in una “pila” - un apposito contenitore ricavato in un tronco di castagno - e quattro battitori si dispongono in cerchio e, utilizzando apposite mazze sempre di legno, iniziano a “batterle”, rompendo così i gusci. A turno, ognuno di loro, batte il colpo con ritmo e precisione: non è un lavoro ma una danza, una coreografia antica che racconta della fatica, della fame e della tenacia delle genti che vivevano nella Valle. Alla fine, utilizzando un vaglio in vimini, si separano le castagne dai resti dei gusci: in questo modo si mantengono per tutto l’inverno e possono essere bollite o macinate per ricavarne la farina con cui fare i dolci o la polenta. Ogni anno, verso la metà del mese di novembre, un gruppo di cittadini di Erve torna a Nesolio per ripetere e mantenere vivo questo antico rito collettivo che per secoli ha scandito anno dopo anno l’avvicinarsi dell’inverno.

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Nesolio è un piccolo borgo del Comune di Erve, a 695 metri sul livello del mare. E’ un esempio dell’architettura rurale tradizionale della Val Sal Martino: le case, i fienili e le stalle si sviluppano tra stretti vicoli che si uniscono nella piccola piazzetta (posta nella parte più alta) e sono realizzate con pietra locale per le murature, legno di ciliegio e castagno per le coperture lignee e le strutture, lastre per tetti. Una memoria manoscritta del XIX secolo, conservata presso l'Archivio Parrocchiale, fa cenno alla tradizione per cui una prima presenza umana a Nesolio risalirebbe addirittura all'epoca franca, mentre alcune indagini condotte sulle murature hanno dimostrato che la sua porzione più antica sarebbe da ricondurre al XIV secolo. Si ritiene per questo che fosse stato il centro originario della Val D’Erve, collegato con una mulattiera anche all’antica frazione di Torre. Tutto intorno all’abitato si trovava un articolato sistema di appezzamenti di terreno per coltivazioni o prati. Verso valle il terreno è più ripido e dunque veniva sfruttato a prato o per alcuni orti. A monte è invece meno scosceso e vennero realizzati anche dei terrazzamenti sia con scarpate inerbate che con muri a secco. Oggi Nesolio deve fare i conti con l’abbandono e lo spopolamento. All’inizio del XX secolo in queste poche case arroccate sul versante della montagna vivevano centosettanta persone e fino alla metà degli anni ’50 erano ben diciassette le famiglie residenti. L’arrivo della modernità ha portato con sé anche la fine di Nesolio: attualmente vi abitano solo Roberto con la moglie Stella, diventati i custodi di un angolo di Val San Martino dove si respira e si tocca con mano la vita frugale e spartana delle popolazioni contadine. A Nesolio, ogni autunno, si ripete l’antico rito dell’essicazione e della battitura delle castagne, l'elemento principe della dieta degli abitanti. Si tratta di un procedunebti che per secoli hanno permesso agli abitanti di fare la scorta di cibo per superare gli inverni. Nel borgo sono ancora presenti due tradizionali essiccatoi che ogni anno tornano ad essere utilizzati: una tradizione che si ripete con lentezza, conservando la memoria delle genti per le quali le castagne erano la principale fonte di sostentamento. L’essiccatoio è un edificio a due piani: al piano superiore si dispongono le castagne raccolte nei boschi intorno a Nesolio (dove si trovano anche alcune piante secolari) mentre al piano terra si accende un fuoco dolce che deve riscaldare senza fretta i frutti, senza bruciarli. Per circa tre settimane il fuoco viene tenuto vivo e le castagne rigirate ogni giorno: lentamente il fumo le secca, togliendo tutta l’umidità che contengono. Al termine del processo di essiccazione le castagne – divenute nel frattempo dure - sono pronte per la “battitura” che serve per eliminare il guscio dal frutto. Le castagne vengono cioè poste, un sacco per volta, in una “pila” - un apposito contenitore ricavato in un tronco di castagno - e quattro battitori si dispongono in cerchio e, utilizzando apposite mazze sempre di legno, iniziano a “batterle”, rompendo così i gusci. A turno, ognuno di loro, batte il colpo con ritmo e precisione: non è un lavoro ma una danza, una coreografia antica che racconta della fatica, della fame e della tenacia delle genti che vivevano nella Valle. Alla fine, utilizzando un vaglio in vimini, si separano le castagne dai resti dei gusci: in questo modo si mantengono per tutto l’inverno e possono essere bollite o macinate per ricavarne la farina con cui fare i dolci o la polenta. Ogni anno, verso la metà del mese di novembre, un gruppo di cittadini di Erve torna a Nesolio per ripetere e mantenere vivo questo antico rito collettivo che per secoli ha scandito anno dopo anno l’avvicinarsi dell’inverno.
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