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Lungo quella che fu la via Consularis Campana, nell'attuale zona di San Vito, si trova un complesso funerario di epoca paleocristiana. La scoperta è stata fatta durante i lavori di restauro di una masseria ottocentesca (denominata "Villa Elvira"), interventi che, per la prima volta in Italia, hanno reso necessaria una convenzione tra un privato (la famiglia Russolillo) e la Soprintendenza Archeologica, sotto la cui alta sorveglianza sono state effettuate le opere. Lo scavo ha consentito di portare alla luce un'area sepolcrale che presenta tombe di varie tipologie.
I lavori di scavo, iniziati nel 2006 e ripresi nel 2009, hanno portato alla luce un ampio complesso funerario con diverse tipologie sepolcrali, le cui caratteristiche ne hanno fatto ipotizare l'utilizzo dal II al VI sec. d.C. Su queste evidenze si impianta a inizio XX secolo l'attuale masseria, in parte costruita sull'alzato delle struture antiche, in parte edificata ex-novo, racchiudendo inevitabilmente sotto il piano di calpestio le antiche evidenze archeologiche.
Durante gli scavi sono state rinvenute tombe in fossa terragna con copertura alla cappuccina , mausolei con tombe a cassa ricavate nel pavimento e tombe in nicchie che terminano ad arco, o arcosolia. L'arcosolio (dal latino: "arcosolium", ovvero "sepolcro arcato") è una tipologia architettonica usata per monumenti funebri, tipica delle catacombe, ed è costituita da un sarcofago o da una tomba chiusa da lastre di marmo o in muratura, inserita in una nicchia sormontata da un arco a tutto sesto, in genere scavata nel tufo della parete. La sepoltura occupava interamente la parte inferiore della nicchia, e lo spazio che si veniva a creare sotto l'arco, la lunetta, veniva spesso decorato con pitture. Alcuni arcosolia di Villa Elvira possono essere sicuramente identificati come tombe cristiane a causa dei motivi pittorici presenti nella lunetta. Generalmente le tombe non presentano un corredo funerario. Soltanto una sepoltura di un inumato di sesso femminile presenta un corredo funebre costituito da alcuni spilloni in osso. In alcune sepolture è presente una moneta, il cosiddetto obolo di Caronte. Da notare anche la sepoltura di un bambino all'interno di un'anfora ed una tomba al cui interno vi era pure un cane.
L'apertura durante le giornate FAI prevede il percorso attraverso la necropoli, durante il quale si potranno osservare stombe ben tenute, colori ancora vivi e rappresentazioni dell'epoca. Sono stati rinvenuti anche cimeli dell'epoca, tra cui statuette in bronzo, monili in oro e alcune monete. Tra i reperti recuperati, una moneta in bronzo che trova confronto con il sesterzio coniato da Marco Aurelio a nome della moglie Faustina Minore, tra il 161-176 d.C. Tra le testimonianze più significative la decorazione parietale rinvenuta all'interno di un mausoleo, che presenta l'immagine di un ambiente rupestre al centro del quale vi è la figura del Buon Pastore, accompagnata da due pecore, uno dei primi simboli dell'arte paleocristiana, testimonianza della presenza di un'antica comunità cristiana a Puteoli.
apprendisti ciceroni degli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado: Liceo Majorana, Pozzuoli - ISS Pitagora, Pozzuoli - ISIS Rita Levi Montalcini, Quarto
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