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MAGLIO DELLA PANIGADA - LECCO

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MAGLIO DELLA PANIGADA - LECCO

La Valle del Gerenzone mantiene la sua genuinità nel complesso della Panigada. L’edificio, documentato da metà Cinquecento come folla da panni di proprietà della potente famiglia Rota, pervenne nel Seicento ai mercanti Cotta e ai Mornico di Varenna (proprietari dell’attuale Villa Monastero) che la convertirono in maglio da rame. Nel 1680 il sito venne acquistato dall’imprenditore metallurgico Giovanni Battista Ceresa (1639-1697) che ne fece sede della sua attività manifatturiera di produzione di armi e palle da cannone – che vedeva tra i principali clienti la Corona di Spagna. Di lui sopravvive un ritratto di mano del noto pittore bergamasco Carlo Ceresa, suo lontano cugino. I discendenti proseguirono l’attività fino agli epigoni che invece seguirono carriere artistiche: Giovanni fu noto incisore pavese (allievo di Faustino Anderloni e Giovita Garavaglia) mentre Luigi fu bravo ritrattista e acclamato tenore d'opera, noto in Messico e a New York. Il maglio nel corso dell’Ottocento continuò a funzionare sotto i nuovi proprietari Carera, Pasetti, Airoldi e infine Odobez. Il complesso si è eccezionalmente conservato: sopravvive la derivazione dal torrente Gerenzone con le chiuse e la roggia ancora in parte coperta da antichi lastroni in pietra. L’interno conserva intatto il grande salone cinquecentesco del maglio (lo stesso probabilmente raffigurato nella celebre opera di Cesare Cantù “Grande Illustrazione del Regno Lombardo Veneto") con i resti dei montanti in pietra e gli antichi carbonili. Dove un tempo si trovava la ruota rimangono, cosa unica nel territorio, i canali in pietra sostenuti da cordoli in serizzo con mensole arcaiche che animavano anche due trombe idroeoliche. Verso il fiume sopravvive la zona "nobile" dove i Ceresa allestirono nel Settecento le loro stanze di abitazione. Il luogo è un unicum nel panorama non solo archeologico industriale ma anche artistico e paesaggistico del Lecchese. Attualmente è protetto da un vincolo comunale. Se ne paventa la demolizione per far posto a un complesso residenziale.

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La Valle del Gerenzone mantiene la sua genuinità nel complesso della Panigada. L’edificio, documentato da metà Cinquecento come folla da panni di proprietà della potente famiglia Rota, pervenne nel Seicento ai mercanti Cotta e ai Mornico di Varenna (proprietari dell’attuale Villa Monastero) che la convertirono in maglio da rame. Nel 1680 il sito venne acquistato dall’imprenditore metallurgico Giovanni Battista Ceresa (1639-1697) che ne fece sede della sua attività manifatturiera di produzione di armi e palle da cannone – che vedeva tra i principali clienti la Corona di Spagna. Di lui sopravvive un ritratto di mano del noto pittore bergamasco Carlo Ceresa, suo lontano cugino. I discendenti proseguirono l’attività fino agli epigoni che invece seguirono carriere artistiche: Giovanni fu noto incisore pavese (allievo di Faustino Anderloni e Giovita Garavaglia) mentre Luigi fu bravo ritrattista e acclamato tenore d'opera, noto in Messico e a New York. Il maglio nel corso dell’Ottocento continuò a funzionare sotto i nuovi proprietari Carera, Pasetti, Airoldi e infine Odobez. Il complesso si è eccezionalmente conservato: sopravvive la derivazione dal torrente Gerenzone con le chiuse e la roggia ancora in parte coperta da antichi lastroni in pietra. L’interno conserva intatto il grande salone cinquecentesco del maglio (lo stesso probabilmente raffigurato nella celebre opera di Cesare Cantù “Grande Illustrazione del Regno Lombardo Veneto") con i resti dei montanti in pietra e gli antichi carbonili. Dove un tempo si trovava la ruota rimangono, cosa unica nel territorio, i canali in pietra sostenuti da cordoli in serizzo con mensole arcaiche che animavano anche due trombe idroeoliche. Verso il fiume sopravvive la zona "nobile" dove i Ceresa allestirono nel Settecento le loro stanze di abitazione. Il luogo è un unicum nel panorama non solo archeologico industriale ma anche artistico e paesaggistico del Lecchese. Attualmente è protetto da un vincolo comunale. Se ne paventa la demolizione per far posto a un complesso residenziale.

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