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Nella pianura a nord di Bologna, alla confluenza del fiume Reno con il torrente Samoggia, si trova l'Impianto Idrovoro Storico di Bagnetto, uno dei nodi strategici per il governo sistematico delle acque che scendono dall'Appennino e confluiscono nel principale fiume pensile, il Reno. Il territorio attorno è frutto di un lavoro secolare di bonifica e sicurezza idraulica che ha consentito di abitarlo e coltivarlo. Dal 1990 vi è stata anche un' intensa attività di valorizzazione ambientale.
L'impianto fu costruito nel 1925 e potenziato negli anni ‘80 e costituisce una delle principali opere di bonifica e sistemazione idraulica che hanno reso possibile la coltivazione e gli insediamenti umani nelle zone un tempo paludose. L'impianto è stato realizzato con il compito di governare l'immissione nel fiume Reno del canale collettore delle acque basse, provvedendo a sollevare le acque delle zone più depresse del comprensorio e difendendo dal rischio alluvionale 5.000 ettari di territorio. L'impianto è tuttora operativo.
La costruzione dell'impianto ha l'aspetto di una massiccia fortezza medievale che racchiude gli strumenti di governo e presidio delle acque superficiali del territorio. Dentro un edificio liberty si trovano le idrovore che sono in grado di immettere nel fiume Reno il canale artificiale che raccoglie le acque di 5000 ettari di terreni che si trovano a livello più basso del fiume e dunque privi di capacità di scolo. All'esterno si trova la chiavica emissaria dotata di due paratoie di difesa e le due coppie di porte vinciane. Da qui si può esplorare la cassa di espansione del canale di Dosolo, costruita negli stessi anni, che può contenere le piene provenienti dall'Appennino ed è in grado di raccogliere un milione di metri cubi di acqua che altrimenti allagherebbe tutto il territorio. Lo stabilimento fu dotato di pompe idrovore di produzione Riva da 248 kW, aventi una portata variabile da 3,45 a 2,40 metri cubi d'acqua al secondo.
Il territorio a nord di Bologna e della Via Emilia, alla confluenza del fiume Reno con il suo affluente Samoggia,rappresenta il risultato del tentativo plurisecolare dell'uomo di dominare la forza delle acque e di combattere la schiavitù e la miseria della palude, attraverso opere di bonifica dei terreni e di ingegneria idraulica. Il FAI racconterà questa straordinaria storia che dai Romani arriva ai giorni nostri, attraverso uno dei nodi idraulici strategici per la gestione delle acque che dall'Appennino scendono a valle. Vi mostreremo l'impianto che sembra una fortezza e la struttura Liberty con le tre giganti pompe che sollevano 10 metri cubi al secondo. E infine saliremo sull'argine, da cui ammirare il panorama, le strutture postindustriali, l'ecosistema con il suo enorme valore paesaggistico e naturalistico: il disegno di pioppeti, boschi, siepi, zone umide e il meraviglioso spettacolo degli aironi bianchi e cinerini che volano liberi nel cielo.
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