I Luoghi del Cuore
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IL CIMITERO DEI BURCI NEL PARCO DEL FIUME SILE

IL CIMITERO DEI BURCI NEL PARCO DEL FIUME SILE

CASIER, TREVISO

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IL CIMITERO DEI BURCI NEL PARCO DEL FIUME SILE

Tra Silea e Casier, percorrendo la Ciclabile del fiume Sile (un tratto della "Girasile" - percorso E4 da Treviso a Venezia), si incontra una successione di ponti e passerelle sospese al di sopra di diverse anse e rientranze sulla riva destra del fiume. Qui, fino all'inizio del secolo scorso, sostavano all'ormeggio i grossi barconi da carico (in dialetto: "burci") che traportavano i materiali rinfusi dall'entroterra a Venezia, e viceversa. Si trattava di un intenso traffico di granaglie, materiali da costruzione, legna, carbone e molto altro. Erano robusti e grossi barconi privi di motore che risalivano il fiume trainati per mezzo di lunghe cime (in dialetto: "reste") tirate da buoi che percorrevano i bassi argini. Questi argini prendono localmente il nome di "restere", dal nome dialettale delle funi, o "alzaie", dalla funzione di sollevamento dal livello del mare. Era perciò vietato, lungo tutto il corso del fiume, ostruire gli argini che dovevano restare sempre liberi e sgombri per il passaggio dei buoi con le loro funi. Dismessi dopo l'avvento dei più moderni (ma più inquinanti!) mezzi di trasporto, i "burci" sono stati in gran numero abbandonati accanto alla riva e nel corso degli anni sono affondati; data la bassa profondità, sono però rimasti in parte affioranti e visibili, anche se ormai in larga misura consunti dal tempo; oggi sono frequentati da diverse varietà di uccelli selvatici: dai germani, alle folaghe, dalle oche ai cigni, dai tuffetti alle gallinelle d'acqua e ai cormorani; oltre che da diverse tartarughe che trovano comodo prendere il sole sulle vecchie assi emerse.

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Tra Silea e Casier, percorrendo la Ciclabile del fiume Sile (un tratto della "Girasile" - percorso E4 da Treviso a Venezia), si incontra una successione di ponti e passerelle sospese al di sopra di diverse anse e rientranze sulla riva destra del fiume. Qui, fino all'inizio del secolo scorso, sostavano all'ormeggio i grossi barconi da carico (in dialetto: "burci") che traportavano i materiali rinfusi dall'entroterra a Venezia, e viceversa. Si trattava di un intenso traffico di granaglie, materiali da costruzione, legna, carbone e molto altro. Erano robusti e grossi barconi privi di motore che risalivano il fiume trainati per mezzo di lunghe cime (in dialetto: "reste") tirate da buoi che percorrevano i bassi argini. Questi argini prendono localmente il nome di "restere", dal nome dialettale delle funi, o "alzaie", dalla funzione di sollevamento dal livello del mare. Era perciò vietato, lungo tutto il corso del fiume, ostruire gli argini che dovevano restare sempre liberi e sgombri per il passaggio dei buoi con le loro funi. Dismessi dopo l'avvento dei più moderni (ma più inquinanti!) mezzi di trasporto, i "burci" sono stati in gran numero abbandonati accanto alla riva e nel corso degli anni sono affondati; data la bassa profondità, sono però rimasti in parte affioranti e visibili, anche se ormai in larga misura consunti dal tempo; oggi sono frequentati da diverse varietà di uccelli selvatici: dai germani, alle folaghe, dalle oche ai cigni, dai tuffetti alle gallinelle d'acqua e ai cormorani; oltre che da diverse tartarughe che trovano comodo prendere il sole sulle vecchie assi emerse.

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