I Luoghi del Cuore
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GIARDINETTO PANORAMICO

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CASTROREGIO, COSENZA

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Castroregio (Kastërnexhi), grazioso paesino di origine arbëresh in provincia di Cosenza, appollaiato a 819 m s.l.m. su un cocuzzolo tra il fiume Straface e il fiume Ferro (il vecchio Acalandro dell’epoca greca), appare al visitatore, come un pugno di casette appiccicate l'una all'altra e biancheggianti al primo sole primaverile. Lo spettacolo che si presenta al visitatore è molto suggestivo: alle sue spalle le scintillanti vette dell’imponente massiccio del Pollino, e ai suoi piedi l’azzurro e limpido mare Jonio. Dalla sua vetta, tempo permettendo, si può godere uno spettacolo di rara bellezza: al tramonto mille luci si accendono esaltando i paesetti che si toccano tra Basilicata, Calabria e Puglia. L’alba spunta come di incanto e i primi riflessi si spandono meravigliosi sulla superficie del mare; i monti sembrano voler tardare il rientro del sole. Nonostante l’influenza con il mondo e la cultura latina, il paese mantiene con orgoglio, integre e vivide, più di altri centri albanofoni, la lingua madre e le tradizioni avite. Dal punto di vista urbano Castroregio ha le caratteristiche degli altri paesi arbëreshë con la suddivisione del centro abitato in tanti rioni o gjitonie, che non rappresentano solo la struttura fisica del rione come gli altri paesi, ma sono anche la struttura del vivere sociale. Il rapporto vero, reale, che va dallo scambio economico a quello dei servizi e ad ogni tipo di necessità, i discendenti continuano ad averlo, non con il parente, ma con il vicino di casa (gjiton). I rioni più importanti del paese sono: Tufet (tufi), Klisha (la chiesa), Lëmthi (piccola aia), Brinja (dirupo, scosceso), Shën Rokthi (San Rocco), Kriqja (la croce). Il paese è caratterizzato da abitazioni di piccole dimensioni, affiancate le une alle altre in blocchi divisi latitudinalmente o longitudinalmente da strette stradine che si inerpicano per i pendii su cui si adagia l'abitato o li percorrono seguendo le curve altimetriche. Non vi sono esempi di architettura monumentale, fatta eccezione per alcuni palazzotti antichi risalenti ai secoli XVIII e XIX, caratterizzati da grandi portali in pietra, recanti spesso sulla sommità lo stemma familiare. Quello che colpisce è l’uniformità dell’impianto urbano, che si adagia sulla vetta della montagna. Il paese è caratterizzato da molte piazzette e strade che gli conferiscono quell'aspetto tradizionale tipico di un paese pieno di storia. Strade, stradette e vicoli salgono tutti dolcemente verso la Chiesa della Madonna della Neve, che sorge nella parte più elevata della collina e domina con il suo campanile tutto l'abitato. Il territorio comunale di Castroregio ha una estensione di 38,93 km2, confina con i territori comunali di Albidona, Alessandria del Carretto, Oriolo Calabro ed Amendolara; dai primi due ha come limite le zone di montagna, mentre dagli altri due è limitato dal fiume Ferro, il primo, e dallo Straface, il secondo. In questa realtà albanofona, in parte simile a quella di molti paesi meridionali, sono ancora possibili contatti umani, dove ogni individuo si muove in armonia con l'intero gruppo sociale. Insomma, una meravigliosa realtà, che l’ospitalità della gente di Castroregio arricchisce per la mentalità di un modo di vivere che sa di antico ma, proprio per questo, ricolmo di calore e di umanità.

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Castroregio (Kastërnexhi), grazioso paesino di origine arbëresh in provincia di Cosenza, appollaiato a 819 m s.l.m. su un cocuzzolo tra il fiume Straface e il fiume Ferro (il vecchio Acalandro dell’epoca greca), appare al visitatore, come un pugno di casette appiccicate l'una all'altra e biancheggianti al primo sole primaverile. Lo spettacolo che si presenta al visitatore è molto suggestivo: alle sue spalle le scintillanti vette dell’imponente massiccio del Pollino, e ai suoi piedi l’azzurro e limpido mare Jonio. Dalla sua vetta, tempo permettendo, si può godere uno spettacolo di rara bellezza: al tramonto mille luci si accendono esaltando i paesetti che si toccano tra Basilicata, Calabria e Puglia. L’alba spunta come di incanto e i primi riflessi si spandono meravigliosi sulla superficie del mare; i monti sembrano voler tardare il rientro del sole. Nonostante l’influenza con il mondo e la cultura latina, il paese mantiene con orgoglio, integre e vivide, più di altri centri albanofoni, la lingua madre e le tradizioni avite. Dal punto di vista urbano Castroregio ha le caratteristiche degli altri paesi arbëreshë con la suddivisione del centro abitato in tanti rioni o gjitonie, che non rappresentano solo la struttura fisica del rione come gli altri paesi, ma sono anche la struttura del vivere sociale. Il rapporto vero, reale, che va dallo scambio economico a quello dei servizi e ad ogni tipo di necessità, i discendenti continuano ad averlo, non con il parente, ma con il vicino di casa (gjiton). I rioni più importanti del paese sono: Tufet (tufi), Klisha (la chiesa), Lëmthi (piccola aia), Brinja (dirupo, scosceso), Shën Rokthi (San Rocco), Kriqja (la croce). Il paese è caratterizzato da abitazioni di piccole dimensioni, affiancate le une alle altre in blocchi divisi latitudinalmente o longitudinalmente da strette stradine che si inerpicano per i pendii su cui si adagia l'abitato o li percorrono seguendo le curve altimetriche. Non vi sono esempi di architettura monumentale, fatta eccezione per alcuni palazzotti antichi risalenti ai secoli XVIII e XIX, caratterizzati da grandi portali in pietra, recanti spesso sulla sommità lo stemma familiare. Quello che colpisce è l’uniformità dell’impianto urbano, che si adagia sulla vetta della montagna. Il paese è caratterizzato da molte piazzette e strade che gli conferiscono quell'aspetto tradizionale tipico di un paese pieno di storia. Strade, stradette e vicoli salgono tutti dolcemente verso la Chiesa della Madonna della Neve, che sorge nella parte più elevata della collina e domina con il suo campanile tutto l'abitato. Il territorio comunale di Castroregio ha una estensione di 38,93 km2, confina con i territori comunali di Albidona, Alessandria del Carretto, Oriolo Calabro ed Amendolara; dai primi due ha come limite le zone di montagna, mentre dagli altri due è limitato dal fiume Ferro, il primo, e dallo Straface, il secondo. In questa realtà albanofona, in parte simile a quella di molti paesi meridionali, sono ancora possibili contatti umani, dove ogni individuo si muove in armonia con l'intero gruppo sociale. Insomma, una meravigliosa realtà, che l’ospitalità della gente di Castroregio arricchisce per la mentalità di un modo di vivere che sa di antico ma, proprio per questo, ricolmo di calore e di umanità.
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