Aperto al pubblico per la prima volta, per chi arriva a Firenze in treno è inevitabile incontrare, poco prima della stazione, l’edificio disegnato nei primi anni Trenta da Angiolo Mazzoni per il Ministero delle Comunicazioni. Due corpi di fabbrica in cemento armato e lunghi inserti vetrati, diversi per destinazione d’uso e sapientemente raccordati, dichiarano le loro funzioni tecnologiche e spiccano, anche grazie al color rosso mattone, nel contesto architettonico fiorentino. L’avvicinamento al Futurismo italiano e al Costruttivismo russo, ma anche le citazioni dalle forme metafisiche e silenti di De Chirico e Sironi, sono alcuni degli aspetti messi in evidenza dalla critica, che solo di recente ha riportato l’attenzione su quest’opera emblematica dell’architettura italiana tra le due guerre. L’edificio della centrale termica conserva testimonianze del sistema di carelli e tramogge per il funzionamento delle caldaie a carbone.