I Luoghi del Cuore
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CAPPELLA DI S.ANTONIO ALLA CROCE

CAPPELLA DI S.ANTONIO ALLA CROCE

VALLO DELLA LUCANIA, SALERNO

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CAPPELLA DI S.ANTONIO ALLA CROCE
Nel 1844, sotto Ferdinando II, il centro di Vallo Lucano (Vallo della Lucania in provincia di Salerno) fu raggiunto dalla strada rotabile. A segnare l'ingresso al paese, degno di un capoluogo di distretto, la Provincia si impegnò ad adornare la Piazza dello Spio. La sistemazione della Piazza era in asse con la strada rotabile che raggiungeva il paese dopo una curva a gomito in località Croce dello Spio, quasi a ridosso del torrente Masalpina. Circa ottanta anni dopo, proprio presso il Largo della Croce, l'Amministrazione Comunale di Vallo decideva di contribuire alle spese per la costruenda cappella di S.Antonio che il commerciante Alessandro Del Forno, originario di Pagani, propose di costruire a devozione del santo di Padova. Infatti Del Fornto aveva invocato S.Antonio quando attraversando un fiume in piena con la sua mercanzia rischiò di morire annegato. L'Amministrazione comunale fu sicura nella decisione perchè convinta di adornare l'ingresso da valle al paese, che si stava espandendo in località Croce attraverso l'opera di famiglie in vario modo imparentate e che ritrovavano nella figura del commerciante Del Forno il riferimento dell'intero rione. Lungo l'attuale via Francesco Cammarota, Alessandro Del Forno aveva fatto costruire per sè e per i figli alcuni fabbricati, ricorrendo anche alla straordinaria perizia ed esperienza dei parenti acquisiti nel paese, dove si era formata una bottega di artigiani come i Pignataro e i Desiderio, che hanno realizzato alcune delle più suggestive architetture del paese, come palazzi e cappelle del cimitero. L'inizio della costruzione della cappella è da far risalire al 1928-1929, quando i maestri muratori Pignataro e Desiderio cominciarono l'opera in muratura di pietra locale: è probabile che essi successivamente siano entrati in contatto con le maestranze forestiere chiamate a realizzare in cemento armato il vicino oleificio. Il risultato fu che la costruzione della cappella continuò con una interessante combinazione di opera muraria e telaio in cemento armato, probabilmente per la prima volta utilizzato in paese. Il telaio di travi e pilastri, la cui funzionalità statica è effettiva più nel caso del campanile che della cappella stessa, si sposa con le tompagnature di ricorsi in arenaria locale e mattonazzi, tradizionalmente utilizzata dal maestro Pignataro e rifiniture di polici, piccole pietre premute contro letti di malta. La cappella di S.Antonio alla Croce sorgeva in fondo alla strada rotabile, in quel tratto in discesa, e dunque la sua facciata si offriva - come ancora attualmente è percepita – quale fondale della strada, edificata oggi su entrambi i lati, ma allora costeggiata da orti, uliveti e muri di arenaria. La Cappella costituiva per Alessandro Del Forno la conclusione dei fronti edificati del rione, abitato da famiglie strettamente legate o imparentate, che trovavano nella nuova opera il luogo di identificazione per tutto il quartiere. Ma la Cappella non era effettivamente privata. In linguaggio ecclesiastico si direbbe oratorio semipubblico: si diceva messa regolarmente e vi si vestivano i vescovi prima di entrare in paese. Presso S.Antonio alla Croce si preparava la solenne festa del 13 giugno con la tredicina ed il concorso di tutta la comunità vallese che dunque riconosceva in quella cappella un frammento di paese. Purtroppo il sito su cui sorgeva la cappella rilevava in profondità strati argillosi sui quali erano possibili slittamenti, come avvenne nell'aprile 1964 quando l'eccezionale afflusso di acque meteoriche, malamente incanalate lungo Via Francesco Cammarota, determinarono il crollo della parte posteriore dell'unica navata che costituiva S.Antonio alla Croce. Da allora della cappella sono rimasti in piedi soltanto la facciata principale ed il campanile, più volte rimaneggiati da crolli, piogge ed incuria, rappresentando simbolicamente il progressivo dissolversi del senso di identità del rione, ma anche dell'intera comunità vallese.

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Nel 1844, sotto Ferdinando II, il centro di Vallo Lucano (Vallo della Lucania in provincia di Salerno) fu raggiunto dalla strada rotabile. A segnare l'ingresso al paese, degno di un capoluogo di distretto, la Provincia si impegnò ad adornare la Piazza dello Spio. La sistemazione della Piazza era in asse con la strada rotabile che raggiungeva il paese dopo una curva a gomito in località Croce dello Spio, quasi a ridosso del torrente Masalpina. Circa ottanta anni dopo, proprio presso il Largo della Croce, l'Amministrazione Comunale di Vallo decideva di contribuire alle spese per la costruenda cappella di S.Antonio che il commerciante Alessandro Del Forno, originario di Pagani, propose di costruire a devozione del santo di Padova. Infatti Del Fornto aveva invocato S.Antonio quando attraversando un fiume in piena con la sua mercanzia rischiò di morire annegato. L'Amministrazione comunale fu sicura nella decisione perchè convinta di adornare l'ingresso da valle al paese, che si stava espandendo in località Croce attraverso l'opera di famiglie in vario modo imparentate e che ritrovavano nella figura del commerciante Del Forno il riferimento dell'intero rione. Lungo l'attuale via Francesco Cammarota, Alessandro Del Forno aveva fatto costruire per sè e per i figli alcuni fabbricati, ricorrendo anche alla straordinaria perizia ed esperienza dei parenti acquisiti nel paese, dove si era formata una bottega di artigiani come i Pignataro e i Desiderio, che hanno realizzato alcune delle più suggestive architetture del paese, come palazzi e cappelle del cimitero. L'inizio della costruzione della cappella è da far risalire al 1928-1929, quando i maestri muratori Pignataro e Desiderio cominciarono l'opera in muratura di pietra locale: è probabile che essi successivamente siano entrati in contatto con le maestranze forestiere chiamate a realizzare in cemento armato il vicino oleificio. Il risultato fu che la costruzione della cappella continuò con una interessante combinazione di opera muraria e telaio in cemento armato, probabilmente per la prima volta utilizzato in paese. Il telaio di travi e pilastri, la cui funzionalità statica è effettiva più nel caso del campanile che della cappella stessa, si sposa con le tompagnature di ricorsi in arenaria locale e mattonazzi, tradizionalmente utilizzata dal maestro Pignataro e rifiniture di polici, piccole pietre premute contro letti di malta. La cappella di S.Antonio alla Croce sorgeva in fondo alla strada rotabile, in quel tratto in discesa, e dunque la sua facciata si offriva - come ancora attualmente è percepita – quale fondale della strada, edificata oggi su entrambi i lati, ma allora costeggiata da orti, uliveti e muri di arenaria. La Cappella costituiva per Alessandro Del Forno la conclusione dei fronti edificati del rione, abitato da famiglie strettamente legate o imparentate, che trovavano nella nuova opera il luogo di identificazione per tutto il quartiere. Ma la Cappella non era effettivamente privata. In linguaggio ecclesiastico si direbbe oratorio semipubblico: si diceva messa regolarmente e vi si vestivano i vescovi prima di entrare in paese. Presso S.Antonio alla Croce si preparava la solenne festa del 13 giugno con la tredicina ed il concorso di tutta la comunità vallese che dunque riconosceva in quella cappella un frammento di paese. Purtroppo il sito su cui sorgeva la cappella rilevava in profondità strati argillosi sui quali erano possibili slittamenti, come avvenne nell'aprile 1964 quando l'eccezionale afflusso di acque meteoriche, malamente incanalate lungo Via Francesco Cammarota, determinarono il crollo della parte posteriore dell'unica navata che costituiva S.Antonio alla Croce. Da allora della cappella sono rimasti in piedi soltanto la facciata principale ed il campanile, più volte rimaneggiati da crolli, piogge ed incuria, rappresentando simbolicamente il progressivo dissolversi del senso di identità del rione, ma anche dell'intera comunità vallese.
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