Alla scoperta dell’Oasi Zegna, l’area naturalistica del Gruppo Zegna a Trivero in provincia di Biella, patrocinata dal FAI dal 2014.
Dall'eccezionale opera di riforestazione di una montagna arida e sfruttata, al sodalizio che legò la famiglia Zegna al FAI nella realizzazione di diversi progetti per la salvaguardia dell’ambiente, fino all'intervento di recupero del bosco minacciato dal cambiamento climatico.
Maurizio Rivolta, Vicepresidente FAI, Anna Zegna, Presidente Fondazione Zegna, e Corrado Panelli, Dottore in scienze forestali dello Studio Associato Territorium, ci accompagnano in un viaggio che parla di cultura della sostenibilità, come risposta concreta alle emergenze del Pianeta.
L’ulivo è uno dei protagonisti assoluti nei Beni FAI. Non solo perché cresce in molti dei luoghi di cui ci prendiamo cura, ma anche perché in alcuni di questi terreni produciamo olio di ottima qualità, secondo principi rigorosamente biologici, portiamo avanti progetti di riscoperta di saperi antichi e di ricerca scientifica per la salvaguardia delle colture.
Guarda il video e scoprirai in compagnia di Daniele Meregalli, responsabile Ufficio Ambiente e Sostenibilità FAI, la storia che si cela dietro queste coltivazioni e che l’ulivo, nei nostri Beni, diventa anche opera d’arte.
Daniele Meregalli, responsabile Ufficio Ambiente e Sostenibilità del FAI, racconta come la Fondazione nei suoi Beni si prenda cura ogni giorno della biodiversità, sempre più minacciata dall'attività dell'uomo. I costanti restauri e i lavori di manutenzione ci permettono di intervenire con progetti che contribuiscono ad aumentare l’attenzione sull’ambiente, oltre a ricomporre quell’equilibrio oggi sempre più a rischio.
Nascono così il progetto Api e Farfalle, per la tutela degli insetti impollinatori così importanti per la nostra stessa vita, e il progetto Rondoni, in collaborazione con l’Ufficio Restauri e Conservazione, che recupera e costruisce nuovi nidi in alcuni dei nostri beni storici, come il Monastero di Torba a Varese e Casa Macchi a Morazzone.
Parco Villa Gregoriana è un’opera di ingegneria idraulica e naturalistica voluta all’inizio del XIX secolo da Papa Gregorio XVI, a seguito delle continue esondazioni del fiume Aniene.
Il Bene FAI è un luogo rigoglioso ma fragile, soggetto a costanti interventi di manutenzione. Le forti piogge cui sono sottoposti i versanti possono infatti causare sgretolamenti e smottamenti, riversando detriti su sentieri e camminamenti. Per prevenire l'azione erosiva dell'acqua è fondamentale intervenire convogliandola nei canali, stabilizzare il fondo dei sentieri, consolidando i parapetti e i muri di contenimento, e intervenire anche sulla vegetazione.
Solo una continua cura e manutenzione possono garantire che i percorsi siano accessibili e percorribili dai visitatori.
Nel V secolo a.C. la Kolymbethra, che in greco significa appunto “piscina”, era una sorta di grande vivaio di pesci, in seguito interrato. Oggi rimangono le tracce degli Acquedotti Feaci, quei condotti idrici scavati nella roccia (ipogei) che tuttora sono in gran parte attivi e forniscono le acque indispensabili per la coltivazione del giardino.
Un legame tra archeologia e paesaggio, tra storia e agricoltura, che si materializza costantemente nel sistema di irrigazione tradizionale, di origine araba, che il FAI ha recuperato: l’acqua piovana che sgorga dagli antichi Acquedotti Feaci, viene raccolta nelle gebbie (vasche), da queste si riversa e scorre nelle saje e nei cunnutti (le canalette in terra battuta e terra cotta), e si accumula nelle casedde (i canali scavati nella terra) con l’agrume da dissetare.
Dal 2013 gli oliveti salentini sono stati contaminati dal batterio Xylella fastidiosa. La rapida evoluzione dell’epidemia che dalla Puglia rischia di estendersi ad altri Paesi del Mediterraneo è una vera emergenza fitosanitaria.
Il FAI ha stretto un accordo con il CNR (Centro Nazionale di Ricerca) per realizzare un oliveto sperimentale e individuare nuove specie di piante resistenti alla Xylella che possano contrastare l’epidemia e tutelare il paesaggio.
L’oliveto nascerà nel terreno agricolo dell’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, Bene affidato in concessione al FAI dalla Provincia di Lecce. La sperimentazione valuterà la resistenza al batterio di 12 differenti germoplasma di olivo individuati dal CNR. Gli olivi saranno coltivati dal FAI e monitorati dal CNR che darà aggiornamenti costanti sugli esiti della sperimentazione.
Gli olivi sperimentali sono stati acquistati grazie al contributo dell'Istituto Francesco Calasso di Lecce, del Vivaio Fortunato di Sammichele di Bari e del Vivaio Capitanio di Monopoli.
L’Alpe Pedroria e l’Alpe Madrera sono il bene più esteso del FAI: 200 ettari di boschi, alpeggi e antiche malghe nel cuore del Parco delle Orobie Valtellinesi, un tipico paesaggio alpino.
Il FAI è impegnato nella realizzazione di un progetto virtuoso di recupero finalizzato a tutelare e valorizzare un paesaggio che negli ultimi decenni ha subito forti cambiamenti, portando alla perdita delle caratteristiche salienti e identitarie di questi luoghi e delle comunità che li abitano. Oltre al recupero del pascolo, alla tutela e valorizzazione dei luoghi il FAI intende portare avanti azioni di valorizzazione degli aspetti culturali del paesaggio, attraverso il recupero delle attività casearie tradizionali, la diffusione di buone pratiche agricole e lo sviluppo di attività di educazione ambientale.
Nel 2016 è iniziato il progetto di recupero degli alpeggi per l’avvio della produzione casearia e di riqualificazione della Pedroria, l’alpeggio più alto, come centro didattico e formativo al servizio del territorio. L'intervento del FAI mira a ripristinare le funzioni ecologiche e paesistiche del pascolo, incrementare la biodiversità, stimolare la ripresa dell’attività pastorale e, in particolare, della produzione tradizionale del formaggio Bitto.
Con questi obiettivi negli anni scorsi si sono conclusi gli interventi di restauro del cosidetto “baitel”, la piccola baita dove si lavorava il latte, della Baita del casaro, della “tecia” (la tettoia per il ricovero degli animali) e di un “calecc”, struttura utilizzata tradizionalmente per la produzione del Bitto. La baita è stata dotata di una stufa e di servizi igienici esterni, costruiti interamente in legno di larice. Per soddisfare il fabbisogno energetico della baita, e in futuro anche della grande stalla, ancora da recuperare, sono stati collocati 5 pannelli fotovoltaici alle spalle dell’edificio.
Cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, scarsità d’acqua... L’ONU ha lanciato per il 2030 un vasto programma che si basa su 17 obiettivi di sviluppo sostenibile o SDG (Sustainable Development Goals) a valenza ambientale, sociale ed economica. Un approccio integrato che impegna tutti: stati, aziende, enti e cittadini.
Il FAI da tempo sta facendo la sua parte grazie il progetto Beni Sostenibili, con obiettivi di efficientamento energetico, di riduzione della sua impronta idrica, di tutela diretta di biodiversità e suolo.
Scopri i progetti dedicati all’ambiente che il FAI ha promosso nel corso degli anni.
Il monumentale parco che circonda il Castello di Masino, Bene FAI acquistato nel 1988 da Luigi Valperga di Masino grazie alla donazione FIAT, Cassa di Risparmio di Torino e Maglificio Calzificio Torinese, è un parco ottocentesco con uno dei più grandi labirinti d’Italia, un maestoso viale alberato, ampie radure e angoli scenografici che a primavera si inondano di eccezionali fioriture.
Adiacente al castello sul terrazzamento tra la Torre rotonda e la Torre dei venti, si trova il "Giardino dei Cipressi", la parte più antica del giardino, di impianto formale all’italiana conservata ancora oggi, con maestosi esemplari di Cupressus sempervirens pluricentenari il cui impianto può essere ricondotto agli inizi del Settecento.
Lungo il cosiddetto “parterre” sono radicati monumentali corbezzoli, Arbutus unedo, regalati nel 1780 a Carlo Francesco II di Valperga, in occasione della sua nomina Vicerè di Sardegna. Si tratta di esemplari stupendi, di dimensioni straordinarie e rarissimi a queste latitudini. Il corbezzolo è infatti specie tipica della flora mediterranea che si trova generalmente allo stadio di arbusto.
Nel parco del castello di Masino, grazie al particolare microclima del Canavese (Torino), i corbezzoli hanno dimensioni tra i 4 e i 6 metri di altezza e gli esemplari isolati hanno una chioma molto espansa. Possiamo dunque ammirali numerosi, già in forma di alberi, con i loro tronchi contorti e la corteccia tipicamente rosata.
Il corbezzolo è l’unica pianta che fiorisce e fruttifica nello stesso momento, in ottobre. È una pianta molto elegante per i suoi abbondanti fiori tipicamente bombati e radunati in mazzetti, che compaiono sul finire dell’autunno, contemporanei ai frutti che persistono molto lungo tra il fogliame lucido, verde smeraldo, con i colori del giallo del rosso vivo fino rosso scuro dovuti al differente stadio di maturazione.
Viene anche chiamata la "pianta dell’Unità d’Italia" perché ha il verde delle foglie, il bianco dei fiori e il rosso dei frutti.
"Se le api scomparissero dalla Terra, per l'uomo non resterebbero che 4 anni di vita".
Questa frase, attribuita al grande Albert Einstein, è un falso, ma contiene una piccola verità dato che la moria planetaria delle api sta portando alla luce il bisogno vitale di insetti impollinatori. Per questo il FAI ha lanciato il progetto “Api nei beni”: un percorso concreto di supporto agli apicoltori, fornendo in 12 Beni luoghi idonei a ospitare nuove colonie di api.
La frase attribuita a Einstein contiene un avvertimento da non sottovalutare. Le api, una delle specie più importanti tra gli impollinatori, hanno un ruolo essenziale nell’equilibrio degli ecosistemi: garantiscono la proliferazione della maggior parte delle piante che danno nutrimento a uomini e animali.
Gli insetti impollinatori sono dunque un anello fondamentale della catena alimentare. Senza il loro lavoro buona parte delle coltivazioni agrarie (frutta, verdure e anche il foraggio) non avrebbe modo di perpetuarsi e la nostra stessa sopravvivenza sarebbe in pericolo, visto che un terzo del cibo che consumiamo dipende dall’opera di impollinazione.
Si avvicina la Festa della Mamma e in questo periodo ci piace ricordare i nostri nuovi nati. Negli ultimi sei mesi sono venuti al mondo Giuliamaria, Renato e Annamaria, i vitellini del gruppo di cinque vacche Original Brown, una specie in via di estinzione che il FAI ha acquistato per far tornare a vivere l'Alpe Pedroria e Madrera a Talamona (Sondrio), grazie al contributo di Fondazione Cariplo – Programma Comunità resilienti, e far ripartire la produzione del Bitto, lo storico formaggio delle Alpi Orobie.
La famiglia Sassella si prende cura delle vacche e dei piccoli e Sonia, la mamma, ci racconta:
Vivere immersa nella spontaneità degli animali che mi circondano, mi rende felice e consapevole di quanto bene si possa ancora fare per questa nostra Terra.
Ringraziamo con tutto il cuore l'Azienda Agricola e la Famiglia Sassella per l'attenzione e le cure che dedicano agli animali anche in questo momento difficile.
Il FAI da sempre si occupa con entusiasmo e passione dell’Italia e degli italiani, mettendosi in ascolto dei cittadini per ideare e immaginare insieme il futuro.