Più volte, nella storia d’Italia, l’alpe ha vissuto momenti di abbandono e di rinascita. In epoca moderna, in particolare, ha subito pressioni e trasformazioni che oggi svelano un quadro di crisi. Diversi sono i fenomeni che mettono a rischio la sopravvivenza, la conservazione e lo sviluppo di territori e comunità.
Il progressivo spopolamento è un fenomeno diffuso in tutte le aree interne del Paese, specialmente quelle montane e a vocazione rurale. I territori abbandonati o affidati a comunità che invecchiano e non si rinnovano, rischiano di perdere vitalità, produttività e slancio. I paesaggi dell’alpe si impoveriscono, si banalizzano e si degradano mettendo a rischio il patrimonio di una fisiologica e storica diversità, naturale e culturale.
Gli effetti dei cambiamenti climatici e del dissesto idro-geologico si riscontrano sull’alpe più forti ed evidenti che altrove. Un territorio spopolato e fragile mal risponde, con modelli inefficaci e inattuali, alla domanda di agricoltura, industria e turismo, che potrebbe rilanciarne l’economia, dando respiro e futuro alle comunità. C’è infine un rischio di oblio e di estinzione per culture e tradizioni che hanno grandi potenziali: principi, valori e pratiche nate in montagna, che si rivelerebbero utili alla contemporaneità e non solo alle terre alte.
Tuttavia, si colgono oggi i segnali di un nuovo corso cui concorrono istituzioni, comunità ed enti pubblici e privati: un vento nuovo in direzione di una “rinascita” delle aree interne montane, portatrici di un modello di sviluppo sostenibile per il Paese.
è la percentuale di territorio nazionale coperto dalle aree interne
è la percentuale di comuni italiani che si trovano nelle aree interne
è la percentuale di popolazione italiana che risiede nelle aree interne
è la percentuale di territorio nazionale coperto da comuni e enti territoriali della montagna
è il numero di abitanti che risiede in montagna
*Fonte Fonte Strategia nazionale delle Aree Interne - SNAI ** Fonte Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani – UNCEM
La Strategia Nazionale delle Aree Interne (SNAI) nata nel 2013, su impulso dell’allora Ministro della Coesione territoriale Fabrizio Barca, è coordinata dalla Agenzia per la Coesione territoriale (Ministero per il Sud) d’intesa con le Regioni e gli enti territoriali (ANCI e UPI).
Le "aree interne" sono territori caratterizzati da una significativa distanza dai principali centri di offerta di servizi essenziali (salute, istruzione, mobilità collettiva); hanno invece una disponibilità elevata di risorse ambientali (risorse idriche, foreste) e culturali (paesaggi, sistemi agricoli, beni archeologici, insediamenti storici, beni culturali, piccoli musei, centri di mestiere). Queste aree sono soggette oggi a fenomeni di depressione economica e progressivo spopolamento con fenomeni di abbandono
Attualmente sono stati avviati dalle diverse Regioni progetti su 71 aree selezionate, che interessano il 16,9% del territorio nazionale e il 3,46% della popolazione nazionale (2,1 milioni circa al 2011).
La Convenzione delle Alpi è un trattato internazionale sottoscritto dai Paesi alpini (Austria, Francia, Germania, Italia, Liechtenstein, Monaco, Slovenia e Svizzera) e dall’Unione Europea per lo sviluppo sostenibile e la protezione delle Alpi. La Convenzione quadro, entrata in vigore nel marzo 1995, stabilisce i principi fondamentali e contiene misure generali a favore dello sviluppo sostenibile nell’arco alpino.
Le Alpi, con il loro capitale di biodiversità e le riserve di acqua e legno, sono un ambiente naturale, culturale, di vita e di lavoro per quasi 14 milioni di persone nonché un’importante destinazione turistica che attira circa 120 milioni di visitatori ogni anno.
L‘UNESCO ha adottato nel 2003 la Convenzione per la Salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, ratificata dall’Italia nel 2007, nella quale è prevista una serie di procedure per l’identificazione, la documentazione, la tutela, la protezione, la promozione e la valorizzazione del bene culturale immateriale.
La trasmissione del patrimonio culturale immateriale fra le generazioni è uno degli obiettivi prioritari dell’UNESCO, perché questo comprende oltre ai beni materiali anche tutte le tradizioni vive trasmesse dai nostri antenati: espressioni orali, incluso il linguaggio, arti dello spettacolo, pratiche sociali, riti e feste, conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo dell’artigianato tradizionale.
La Convenzione di Faro è una convenzione quadro del Consiglio d'Europa sul valore del patrimonio culturale per la società, presentata nella omonima città portoghese nel 2005 e firmata dall'Italia nel 2013, ma non ancora ratificata, ovvero non ancora entrata in vigore nel nostro Paese.
La Convenzione di Faro ha il merito di delineare un concetto innovativo e rivoluzionario di cultural heritage, ascrivibile non solo al patrimonio culturale materiale, ma all'idea di cultura in generale. Essa fa infatti riferimento all'eredità culturale, intesa come l'insieme di risorse provenienti dal passato, che le popolazioni identificano come riflesso ed espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni, in continua evoluzione. Il patrimonio culturale diviene dunque un diritto inalienabile dell'uomo. Si introduce il concetto di eredità culturale e il valore del patrimonio come risorsa per la tutela della diversità culturale in un'ottica di sostenibilità. È responsabilità di ognuno tutelare e valorizzare il patrimonio culturale per garantirne il godimento anche alle generazione future. La Convenzione sostiene la partecipazione democratica al patrimonio culturale, l'apertura alle organizzazioni di volontariato e promuove tra i cittadini una responsabilità condivisa nei confronti del patrimonio stesso.