
Già dagli anni Settanta del ’900 le neonate Associazioni ambientaliste delle province di RE e di PR, hanno individuato nel Fiume Enza, che funge da loro confine con l’intero suo corso di un centinaio di km, un bene naturale di eccezionale valore per la varietà di biotopi e, nel tratto dalla sorgente sul crinale appenninico sino allo sbocco nella pianura, con limitata pressione antropica. La ricchezza e qualità delle acque hanno, già a partire dalla metà ’800, costituito stimolo per progettare (con minime varianti lungo tre secoli !!!) monumentali sbarramenti, fortunatamente falliti, finalizzati all’elettrificazione della neonata nazione, e oggi all’incremento di un’agricoltura senza limiti. Per il bacino ora allo studio da parte di Bonifica dell’Emilia Centrale si ipotizzano riserve di 100 milioni mc, destinate alla produzione del formaggio parmigiano reggiano in una logica monoculturale basata sull’estrazione delle risorse naturali piegate agli interessi del commercio globale, e ancora una volta vincolando i beni naturali montani alle esigenze economiche della pianura Dopo anni di grande e ostinata mobilitazione, il 24 LUGLIO 89 IL MINISTERO DEL BILANCIO SOSPENDE L EROGAZIONE DEL FINANZIAMENTO E IL 16 AGOSTO 1989 MINAMBIENTE BLOCCA I LAVORI . Le Associazioni Ambientali, che costituiscono l’ossatura del presente Comitato, riuscirono a bloccare i lavori già avviati della Diga di Vetto (dal nome della località che dovrebbe ospitare il manufatto), dimostrando in sede giudiziaria e al Ministero dell’Ambiente, con puntuale e ricca documentazione, l’esiziale impatto ambientale del progetto, che avrebbe cancellato l’intero sistema vitale connesso al fiume, ridotto a rigagnolo con risibili rilasci di acque. Le quali sono ad oggi punto chiave del manifestarsi di una sconvolgente rivoluzione climatica, presentandosi dunque in termini quantitativi e temporali con forme di piovosità sconosciute, e sulle quali è azzardato fondare la scelta di un’opera dai costi spropositati non meno di 500 milioni e comunque di edificazione più che decennale. Dunque per le Associazioni, come per i singoli aderenti al presente Comitato, il tema della difesa del fiume Enza ha rappresentato occasione per scritti, interventi, convegni e seminari, in rapporto col mondo scientifico ed accademico, e in confronto coi responsabili amministrativi e gli operatori economici, volti a suggerire praticabili alternative di gestione della risorsa idrica e ad affermare la necessaria protezione del territorio, col sostegno dei gruppi di sorveglianza ambientale.
L’Enza nasce nei pressi del Passo del Lagastrello, all’interno del Parco Naturale dell’Appennino Tosco Emiliano, e per 13 km dalle località la Mora a Compiano vede riconosciuta la propria alta qualità sul versante nordappenninico tramite l’istituzione del sito di interesse comunitario IT4030013 - ZSC-ZPS - Fiume Enza da La Mora a Compiano inserito in rete natura 2000 e nel paesaggio Protetto della Collina Reggiana -Terre di Matilde, Il Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali ha inoltre disposto l’iscrizione al Registro nazionale dei paesaggi rurali storici del Paesaggio rurale storico delle praterie e dei canali irrigui della Val d’Enza, sostanzialmente integri a otto secoli dalla organizzazione territoriale produttiva medievale. Ma oltre agli aspetti del comparto primario, non si dovrà trascurare che la valle accoglie movimenti turistici quali il SENTIERO DEI DUCATI che dalle colline emiliane si snoda tra gli antichi confini del Ducato di Modena e Reggio e il Ducato di Parma e Piacenza sino a giungere all’antica Luni. Un turismo in crescita, leggero, escursionistico o residenziale che valorizza numerosi edifici, spesso di antica origine e con specifici caratteri architettonici. consentendo vitalità sociale nei borghi già spopolati dall’attrazione migratoria dei contesti urbani planiziari. La tendenza al reinsediamento favorisce il presidio territoriale e la cura di un suolo propenso all’instabilità franosa, e pertanto in assoluta contraddizione con opere edificate fuori di scala, anche per la presenza di faglie tettoniche, fonte continuativa di manifestazioni simiche locali, che l’eventuale presenza di un enorme bacino non può che esasperare. Le condizioni di instabile franosità preoccupano per gli effetti derivanti dal processo costruttivo dello sbarramento fluviale, che generando profili lacustri di difficile previsione ma di certa oscillazione, renderebbero tutti i versanti ancor più fragili e cedevoli. Oltre a sommergere case isolate e il borgo di Atticola, verrebbero cancellati tratti di viabilità, compresa parte della provinciale 57 Vetto-Ramiseto, senza che sia possibile intuire corridoi alternativi in territori montani disomogenei, pertanto con ulteriori ignoti impatti. Le condizioni geologiche saranno da tenere presenti in riferimento al rapido degrado subito dalla serie di INVASI MONTANI DELL’ALTA VALLE DEL TORRENTE ENZA all’origine dell’Enza formati da sbarramenti artificiali del secolo addietro, dichiarati irrecuperabili dall’ENEL per la produzione idroelettrica. L’interrimento procurato da un corso fluviale ad altissimo trasporto di solidi interroga anche sulla vita produttiva di eventuali maggiori interventi di sbarramento. Appare arrogante la reiterata pretesa di una finalizzazione di fatto esclusiva dell’intera risorsa idrica, completamente decontestualizzata dalla sua natura di elemento naturale e subordinata a strategie quantitative illimitate delle organizzazioni agricole. Latitano, nonostante l’attuale e preoccupante periodo di crisi e alternanza della piovosità, proposte e applicazioni di adeguato risparmio e adattamento dei metodi di innaffiagione. L’accesso all’asta fluviale e alle zone contermini è evidentemente libero (fatti salvi diritti proprietari marginali rispetto alla valenza demaniale preminente), ma appunto la nostra stessa proposta, e lo scopo verso cui orientare possibili risorse alternative di un portafoglio pubblico immiserito, muove dall’assenza di una rete di mappe, in rispondenza a realtà sul territorio di riferimento per visite, percorsi e soggiorni che possano portare potenziali figure di viaggiatori leggeri a una conoscenza diretta e articolata degli elementi ambientali e storici, e pertanto alla coscienza della necessità di protezione e di miglioramento, di un territorio ad alta varietà e di pregio storico ambientale, da conservare con attiva sensibilità.
Università Verde Reggio Emilia, WWF Emilia Centrale, Legambiente Reggio Emilia, Associazione Terre di Canossa, Canoa Club Reggio Emilia, Legambiente val d’Enza, Green OdV.
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