EX NATURA - Nuove opere dalla collezione di Giuseppe Panza di Biumo
Ascolta e scopri l’artista attraverso le parole di Giuseppe Panza di Biumo
Note sull’artista

Peter Shelton (1951)

"Questa ambiguità tra un Realismo carnale e un Astrattismo vitalistico è il fascino del suo lavoro. […] L’organicità è un’idea sottostante, le forme non sono una descrizione realistica, è l’immagine della vita, non il vivere fisico”. Giuseppe Panza di Biumo

Studente d'arte a Los Angeles negli anni Settanta, Peter Shelton (1951) si iscrive al Pomona College, Claremont e ottiene il Bachelor of Fine Arts nel 1973. Nel 1974 frequenta un corso alla Hobart Brothers School of Welding Technology a Troy, nella sua città di origine, scelta che racconta dell’esigenza di acquisire competenze nel campo dell’artigianato tecnico e in particolare nella saldatura. Nel 1979 ottiene un Master of Fine Arts alla University of California, Los Angeles. Oggi, Peter Shelton vive e lavora a Venice in California.In mostra a Villa e Collezione Panza sono cinque opere realizzate tra il 1983 e il 2001: forme traslucide, in vetroresina, ferro, lacca e pigmenti, e opache, in bronzo, che prendono corpo protendendosi dalla parete come oggetti fluttuanti nello spazio. Sono sculture dipinte, figure in cui si intuiscono radici antropomorfiche - arti, torsi, tronchi e organi - senza tuttavia riuscire ad afferrarne appieno il modello.

In pins (1983-1987), due lunghi tubi semi-trasparenti che si liberano dal blocco che li origina, siano essi arti che si protendono da un bacino o radici da un dente, l’artista applica fibra di vetro traslucida e resina su una sottile struttura di metallo fino a sfumarne i rigidi margini della materia. I contorni esoscheletrici, quasi armature, coperti da una superficie visivamente delicata, evocano un’epidermide forse troppo sottile, che lascia affiorare le nervature. greyfloater (1984-1985) in acciaio, fibra di vetro e resina, lacca e pigmenti, appesa alla parete, galleggia a pochi centimetri da terra. Shelton con i suoi oggetti ibridi, rigorosamente sospesi, gioca dunque con pittura e scultura: supera la bidimensionalità del dipinto, crea un oggetto che irrompe con la sua fisicità nell’ambiente e al contempo priva l’opera scultorea della sua tridimensionalità ancorandola alla parete.

whitebody (1984-1986) è una scultura cava in bronzo fuso che rimanda alle forme del torso umano; tuttavia la dimensione, il peso e la collocazione nello spazio non corrispondono a quelle della reale forma corporea. Anche i titoli, creati dall'unione di vocaboli, che si susseguono in insoliti giochi di parole, senza spazi o distinzioni di maiuscole, riflettono questa ambiguità: se la parola “body” conferma l’immagine del torso umano e invita il visitatore ad attivare l'immaginazione ricostruendone le parti mancanti - collo, braccia, mani- l’indicazione cromatica “white” rovescia il messaggio.

Tutto questo non sarebbe possibile senza di te
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